VIDEO | L'intervista al docente dell'Università di Catanzaro Charlie Barnao che ha seguito il lavoro di Catello Romano: «Era ben consapevole delle conseguenze, oggi è una persona diversa». Il suo scritto ora acquisito dalla Dda di Napoli
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"Fascinazione criminale" è il titolo della tesi di laurea conseguita mercoledì scorso da Catello Romano in Sociologia della sopravvivenza. Detenuto da 14 anni in regime di alta sicurezza nel carcere di Catanzaro, il killer della camorra attraverso il suo scritto prova a rimettere ordine nella sua vita e, di riflesso, confessa tre omicidi finora irrisolti e per i quali non era stato condannato. La Dda di Napoli ha acquisito una copia dello scritto.
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«Consapevole delle conseguenze»
«È stato coraggiosissimo poiché ben consapevole delle conseguenze che la pubblicazione di questa tesi avrebbe comportato» - commenta Charlie Barnao, docente dell'Umg di Catanzaro e relatore della tesi. «Ma è stato anche coraggioso nel processo autoanalitico, tipico dell'autoetnografia, per affrontare tutti i crimini di sangue particolarmente violenti. Lui sostanzialmente ha dovuto rivivere il male che ha fatto, la sofferenza che di conseguenza ha provocato negli altri e che ha vissuto in prima persona».
«Operazione verità»
La scrittura come presa di coscienza. Porta d'accesso al ricordo che apre la strada alla redenzione e riscrive esperienze ma sotto una luce nuova: «Catello non vuole parlare di una operazione di giustizia ma piuttosto di una operazione verità che è legata a mettere ordine in episodi della sua vita particolarmente gravi» aggiunge il docente e sociologo.
«Certamente una persona che pur di mettere ordine nella sua vita è disposta a rischiare, anzi è più di un rischio, è consapevole delle conseguenze molto gravi che arriveranno ed è disposto anche ad affrontare un percorso lungo e di grandissima sofferenza nell'analisi e rielaborazione di quei fatti è senz'altro una persona completamente diversa».
«Percorsi di rieducazione un miraggio»
La cultura che entra nel carcere e crea le condizioni per un processo di rieducazione a cui il sistema penitenziario dovrebbe tendere. Per il docente dell'Umg di Catanzaro si tratta di una eccezione: «Il contesto in cui si sviluppa il lavoro di tesi di Catello Romano è quello del sistema penitenziario italiano. Chi conosce il sistema penitenziario, lo frequenta da tempo sa benissimo che la riabilitazione è soltanto un miraggio».
«Un sistema che sembra più manifestare una centralità di azioni violente, addirittura di tortura nei confronti dei detenuti» precisa il docente. «Forme di tortura fisica che arrivano alla ribalta della cronaca periodicamente ma anche tortura senza contatto, quella che viene attuata in dispositivi disciplinari particolarmente raffinati come il 41bis».
«Se si sono create le condizioni per le quali un detenuto è riuscito a sviluppare un lavoro di tesi come quello di Catello Romano è perché si sono incrociate situazioni eccezionali. Ci sono direttori di istituti penitenziari particolarmente illuminati, agenti di polizia particolarmente bravi, educatori motivati, psicologi professionali. Quando entra l'università in carcere, come fa l'università di Catanzaro, si creano purtroppo in via del tutto eccezionale aree di libertà».
I precedenti
Già prima di Catello Romano, hanno conseguito la laurea nel medesimo corso di studi - Sociologia della sopravvivenza - anche Salvatore Curatolo e Sergio Ferraro. «Salvatore Curatolo è in carcere per reati di mafia e - precisa Barnao - condannato all'ergastolo ostativo. Da 33 ininterrotti in carcere, 13 anni di 41bis si è laureato con una tesi che ha per oggetto le strategia di sopravvivenza in carcere. Sergio Ferraro, ex dei Casalesi, si è laureato con una tesi sul percorso di socializzazione all'interno del clan e poi all'interno del carcere».