Il professionista italo-americano è stato fermato a Gerace ed estradato negli Stati Uniti. Secondo i media locali il processo dovrebbe chiudersi con una condanna a 12 anni
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Sta per arrivare a conclusione la strana vicenda di Luigi “Jimmy” Palma, l’oculista italo-americano arrestato a Gerace su mandato di un tribunale del Tennessee ed estradato negli Stati Uniti dopo mesi di latitanza trascorsi in un anonimo appartamento di Grotteria mare. Una vicenda complicata – e che lascia aperti ancora molti dubbi, almeno rispetto alla parentesi calabrese – venuta fuori grazie alla voglia di una granita fuori stagione (e all’intuito dei carabinieri di Locri). Una vicenda che, nelle settimane passate, ha registrato un passo importante, con l’imputato che, davanti al giudice del Tribunale di Knoxville, si è dichiarato colpevole rispetto alle accuse di “racketeering”, una sorta di sbilenca rivisitazione Usa del nostro reato di associazione mafiosa. Un patteggiamento, scrivono i media locali, che dovrebbe chiudersi con una condanna a 12 anni di reclusione – la sentenza deve ancora essere emessa – e ad un periodo di libertà vigilata di 3 anni da scontare a fine pena, oltre che alla restituzione delle forti somme di denaro venute fuori dallo smercio indiscriminato di farmaci oppiacei attraverso un capillare sistema di cliniche del dolore disseminate tra il Tennessee e la Florida.
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Il Pill mills
C’erano voluti tre anni di indagini della Dea e del Fbi per venire a capo del vorticoso giro di cliniche del dolore attraverso cui l’associazione era stata in grado negli anni di smerciare, con finte ricette, una montagna di farmaci a base di morfina, oxicomorfone e oxicodone e che si era lasciata alle spalle una lunga catena di morti per overdose. Al vertice di questa associazione, dicono le accuse, c’era il gruppo chiamato “the italians” che vedeva al suo interno, oltra a Palma stesso, anche un paio di cittadini sud americani naturalizzati Usa e un altro italiano, Luca Sartini, anche lui medico da tempo residente oltre oceano.
La fuga in Italia
Quando le maglie della giustizia americana iniziano a stringersi sulle “pain clinics” gestite da Palma e Sartini, i due italiani si rifugiano immediatamente in Italia. Palma, ricercato dagli agenti della Dea e da quelli dell’Interpol, viene arrestato una prima volta a Roma nel 2018 e successivamente scarcerato per decorrenza dei termini di custodia, mentre la pratica per l’estradizione verso gli Stati Uniti doveva ancora definirsi. Quando il tribunale di Roma, nel maggio del 2020, dispone il suo arresto dettato dal decreto di estradizione emesso dal Ministero della giustizia, Palma è già sparito. Un buco di sei mesi interrotto grazie ad un posto di blocco dei carabinieri nella Locride.
L’arresto e l’estradizione
Sparito da Roma, Jimmy Palma riemerge ad ottobre a due passi da Gerace. I carabinieri lo identificano in seguito ad un banale controllo. «Avevo voglia di una granita» aveva raccontato ai militari che lo trovarono in auto con un cittadino canadese di origini calabresi. Secondo quanto riferito dal fuggiasco, Palma avrebbe passato una parte della sua latitanza in un appartamento di Grotteria mare, paesino che avrebbe scelto, si era giustificato, «per averci trascorso in passato un periodo di vacanza». Una giustificazione che appare debole, considerato il livello di attenzione che le forze dell’ordine mantengono su uno dei territori a più alta densità mafiosa del reggino. Rinchiuso nel carcere di Locri, il medico romano emigrato negli Usa e “fuiutu” nella terra dei bunker e dei cacciatori d’Aspromonte, era stato preso in consegna dai Marshall americani e riportato oltreoceano per rispondere dei reati di traffico di droga, riciclaggio e “racketeering”.