VIDEO | La drammatica storia di un pensionato di Cittanova, Giuseppe Gullo, i cui familiari si sono rivolti ai carabinieri per denunciare il presunto disinteresse degli operatori sanitari: solo così gli è stata trovata una sistemazione
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Prima l’intervento al femore, poi in due momenti diversi infettato dal Covid e, ora che si è negativizzato, rimane allettato da 4 mesi perché nessun reparto si fa carico della sua riabilitazione. È struggente il calvario di Giuseppe Gullo, 79enne di Cittanova, che pur non essendo più colpito dal coronavirus è rimasto ricoverato tra i malati infettivi dell’ospedale Morelli di Reggio Calabria.
Sua figlia Rosa, che con lui può parlare solo al telefono, ha sporto denuncia ai carabinieri. «Mio padre è da oltre un mese negativo – spiega – eppure nessuna struttura pubblica o privata accetta di ricoverarlo facendogli mancare così quella riabilitazione quanto mai necessaria visto che, dopo tutti questi mesi in cui è bloccato a letto, ha perso l’uso anche dell’altra gamba». Lui stesso lo dice, tra la commozione, che la sua situazione è disperata. «Nessuno mi vuole – risponde al telefono Giuseppe Gullo – cosa vogliono che mi impicchi?».
Della storia di questa paura per il Covid, da parte di chi paura non dovrebbe averne, si è appreso grazie al sociologo cittanovese Francesco Rao, e alla denuncia del Comitato per la salute pubblica nella Piana di Gioia Tauro. «Ci vuole umanità – afferma Michele Galimi, membro del Comitato – non è possibile che il signor Gullo diventi un numero. Lui ha diritto all’assistenza».
Dopo le denunce, solo ieri si è mosso qualcosa. Gullo è stato trasferito nel reparto lungodegenza dell’ospedale di Oppido Mamertina, i cui operatori – secondo la denuncia dei Gullo – sono fra quelli che avrebbero in un primo momento rifiutato il ricovero. Uno sblocco tardivo che allevia ma non risarcisce del tutto la dignità dell’anziano ferita. «Sono incavolato», si lascia sfuggire con voce flebile Gullo le cui condizioni di salute si sono aggravate, essendo in questo momento sottoposto a continue trasfusioni.
A casa Gullo l’ansia non si arresta. Il virus in questa famiglia si è presentato sotto sembianze drammatiche, ma anche beffarde. Gullo infatti era guarito una prima volta, e tornato a casa era stato accolto dagli striscioni a festa.
Poi la recidiva, che aveva costretto i familiari ad altri 14 giorni di quarantena. «Lo so che mi aspettano –conclude l’anziano scoppiando a piangere – ma non posso venire».