VIDEO | Le parole del presidente dell'Associazione cristiana degli ucraini in Italia, ospite negli studi de LaCapitale nella puntata odierna di Prima della Notizia
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Uno dei danni collaterali di una guerra sono sempre le persone che sono costrette a scapparvene. Non è diversa la situazione in Ucraina, dove la distruzione portata da Vladimir Putin ha costretto oltre quattro milioni di persone fuggire dalla propria patria, dilaniata dalla barbarie del conflitto. Fra questi, 91mila sono gli individui che hanno scelto come meta l’Italia, secondo gli ultimi dati del Ministero dell’Interno. Una media giornaliera di quasi duemila profughi al giorno, di cui oltre l’85% è rappresentato da donne e minori. Le città di destinazione più frequenti sono Milano, Roma, Bologna e Napoli.
Tutte persone che, però, non aspettano che la pace per tornare a casa, anche lì dove casa è stata spazzata via da armi e carri armati. «Bisogna sottolineare un fatto importante - spiega Oles Horodetskyy, presidente dell'Associazione cristiana degli ucraini in Italia, ospite negli studi de LaCapitale nella puntata odierna di Prima della Notizia - e cioè come la maggioranza assoluta di coloro che sono arrivati in Italia e negli altri paesi europei aspetti la pace, anche relativa, per tornare in patria. Basti vedere quanto successo ai concittadini di Kyïv, rientrati non appena è stata liberata dai russi quella regione». A testimonianza di quanto raccontato da Horodetskyy c’è il dato che spiega come solamente il 10% di chi arriva in Italia si rivolge agli appositi Centri di Accoglienza straordinaria.
Conflitto ancora lungo?
Il Presidente dell’Associazione cristiana degli Ucraini in Italia rilancia un appello verso l’Unione Europea: «La resistenza continua, continuiamo a difendere l’ucraina. I nostri avversari si sono dovuti ritirare dalla zona della Capitale Kyïv, non sono riusciti a prendere nessuna città importante nella parte orientale del paese. Quello che sta accadendo da smentendo i miti putiniani. Le sanzioni dovranno essere ancora più dure, i nostri soldati chiedono aiuto all’Europa. Servono armi ed un embargo totale contro l’invasore».
Secondo Horodetskyy, però, la pace non è così vicina come si spera: «Purtroppo la fine della guerra non si può prevedere. Cito Golda Meir che diceva: i nostri nemici ci vogliono morti, noi vogliamo vivere. Se la Russia continuerà ad occupare le città, ci sarà poco spazio per un compromesso e quindi si resiste, si resiste per sopravvivere».