VIDEO | 670 alunni dell’Ic Erodoto in segno di vicinanza e solidarietà alle popolazioni colpite dai bombardamenti. Grande partecipazione anche dei genitori
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L’importanza dell’accoglienza e dell’inclusione degli studenti profughi provenienti dalla guerra nelle comunità scolastiche e delle loro famiglie nella società civile. Accolta una bambina dall’Ucraina all’Istituto comprensivo Erodoto, scuola non nuova alla cultura dell’integrazione e dell’accoglienza. Nei giorni scorsi il personale interno si è adoperato per l’attivazione di un centro di raccolta di materiale sanitario da inviare in Ucraina con grande partecipazione da parte dei genitori.
Mentre nelle ultime ore, dopo una serie di rinvii a causa del maltempo si è dato vita una manifestazione dal titolo “Una scuola in cammino per la pace” che ha visto coinvolti i bambini della scuola primaria “Amerise” e “Ariosto”, circa 630 alunni tutti insieme per dire no alla guerra. Un messaggio arriva dai piccoli ed è rivolto agli adulti e a chi riveste ruoli di Governo. Rebecca afferma:«Sento molta tristezza, la guerra può colpire chiunque. Alle mie coetanee che vivono nelle zone di guerra chiedo di farsi forza e che prima o poi finirà». Matteo, 10 anni appena, parla di «gestione di un potere tra i grandi del mondo». Ha scritto una poesia “Russia e Ucraina” in cui prevale l’appello ai potenti: «Dovete sforzarvi per trovare la pace».
Due i cortei organizzati a Corigliano: dal plesso Amerise all’oratorio salesiano e dal plesso Ariosto alla piazzetta di contrada Cardame. L’obiettivo è sensibilizzare e fronteggiare l’emergenza umanitaria. La dirigente scolastica Susanna Capalbo sottolinea come la scuola abbia avviato una serie di attività dedite all’educazione alla pace.
«Con questa manifestazione abbiamo voluto lanciare un segnale di grande vicinanza alla popolazione ucraina ma anche un messaggio di sensibilizzazione a tutte le comunità affinché non venga mai meno il sostegno alla pace nel mondo. A maggior ragione in questo momento tragico per l’umanità intera». Prima il Covid, poi i bombardamenti, sono stati momenti difficili per tutti, ma anche per i bambini che assorbono tutte le tensioni emotive: «Già si usciva da una situazione di grande precarietà dal punto di vista delle relazioni e della socialità, ora con la guerra quest’orientamento si è aggravato a causa dei messaggi mortiferi che giungono dai media. La scuola non è solo istruzione ma è anche educazione, in questo caso alla pace».