Il giudice per le indagini preliminari ritiene sussistente la gravità indiziaria per i tre politici ma esclude sia l'aggravante dell'agevolazione mafiosa che l'applicazione della misura cautelare perché «allo stato non risultano ricoprire ruoli cruciali in ambito politico amministrativo» (ASCOLTA L'AUDIO)
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Il gip Antonio Battaglia, tra i più esperti dell'ufficio semidirettivo del tribunale di Catanzaro, ha esaminato e valutato le carte della nuova inchiesta della Dda di Catanzaro, nell'ambito dell'operatività di una presunta associazione a delinquere, aggravata dall'agevolazione mafiosa, in un contesto politico-istituzionale ben definito. Nell'analizzare i gravi indizi di colpevolezza e le esigenze cautelari, il gip Battaglia ritiene che i fatti contestati "consentono di ravvisare l'operatività di un gruppo criminale scientemente dedito alla commissione di reati in danno della pubblica amministrazione, e rappresentano - secondo il giudice cautelare - il tipico meccanismo clientelare diffusissimo nel nostro sistema politico, indicativo di un modo degenerato di intendere la gestione della cosa pubblica".
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Per il gip Battaglia inoltre "è chiaramente emersa la dimostrazione, sia pure a livello di gravità indiziaria, del fatto che gli indagati, abbiano agito in forza di un vincolo di natura associativa e non di una prassi generalmente accettata, approfittando della disponibilità di ciascuno a gestire in chiave opportunistica le dinamiche politiche ed in alcuni casi finanche a commettere degli illeciti".
Le figure chiave
Il giudice per le indagini preliminari, quindi, ritiene raggiunta la gravità indiziaria circa le figure di Vincenzo Sculco, Nicola Adamo, Giancarlo Devona, Mario Oliverio e Sebi Romeo. Giuseppe Germinara, Francesco Bennardo, Francesco Masciari, Nicola Santilli, Giovanni Mazzei e Artemio Laratta, sarebbero stati invece funzionali alla realizzazione del presunto programma criminoso. Nello specifico, Germinara, "in qualità di dirigente della provincia di Crotone, è risultato essere una pedina fondamentale utilizzata da Vincenzo Sculco per assicurarsi il controllo degli appalti e delle nomine nell'ambito di tale ente". Sculco, fa notare il gip Battaglia, avrebbe effettuato "tutta una serie di manovre per incidere sulla nomina" di Germinara "nel settore IV del comune di Crotone", ovvero preposto ai lavori pubblici.
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Comprovati a livello indiziario i comportamenti illeciti relativi all'Aterp Calabria, distretto di Crotone, all'Asp di Crotone, mentre il gip evidenzia come gli indagati Ernesto Iannone e Domenico Parrilla "pur politicamente vicini allo Sculco, intervengono esclusivamente nella vicenda dell'elezione della provincia di Crotone, promuovendo incontri ed accordi finalizzati ad indirizzare i voti dello stesso Parrilla, secondo un disegno servente agli interessi elettorali dello Sculco e della figlia Flora". Tuttavia, scrive il gip, "il loro profilo partecipativo non va oltre questi spregiudicati patti elettorali ed il loro ruolo non si apprezza per un concreto contributo all'attività su larga scala condotta da Sculco e dagli altri sodali".
No all'aggravante dell'agevolazione mafiosa
Gli accertamenti investigativi sulla presunta associazione a delinquere non consentono di contestare l'aggravante mafiosa di cui all'art. 416 bis del codice penale. A scriverlo è sempre il gip Antonio Battaglia, secondo il quale non sono emersi "nel corso della complessa attività investigativa, elementi per ritenere che l'associazione fosse in qualche modo servente rispetto agli interessi delle cosche dei territorio di Papanice e di Cutro, né che i proventi di tale attività siano confluiti anche in parte nelle casse". E ancora: "Il solo specifico episodio che si connota in termini di mafiosità è quello relativo all'aggiudicazione della fiera mariana (per il quale questo giudice ha ritenuto sussistenti gli interessi della cosca per il tramite della figura di Del Poggetto), ma si tratta - sottolinea il gip Battaglia - dell'unica situazione che si ricollega ad ambiti di criminalità organizzata e coinvolge la sola persona dello Sculco, elementi di per sé insufficienti a ricondurre l'intero contesto associativo agli interessi della criminalità organizzata del crotonese".
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Nessuna misura cautelare per Adamo e Oliverio
Nell'illustrare le motivazioni che hanno portato alla firma dell'ordinanza cautelare, il gip Antonio Battaglia ha spiegato che la misura interdittiva, applicata agli imprenditori Giovanni Mazzei e Artemio Laratta, non è sussistente per gli ex vertici regionali, ovvero Mario Oliverio, Nicola Adamo e Sebi Romeo, tenuto conto della specificità del ruolo svolto di referenti del gruppo per gli appoggi in Regione. "Tuttavia - conclude il gip di Catanzaro - gli accadimenti che li riguardano risalgono alla precedente legislatura regionale, ed allo stato i tre non risultato ricoprire ruoli cruciali in ambito politico amministrativo, sicché tale situazione priva di effettiva attualità l'applicazione di una misura cautelare nei loro confronti, non costituendo più la sponda politica del gruppo affaristico facente capo al duo Sculco-Devona".