Il prossimo 20 ottobre il procuratore Nicola Gratteri lascerà ufficialmente la procura di Catanzaro e si insedierà a Napoli, l’ufficio inquirente più grande d’Italia. Le due procure generali – quella di Catanzaro e quella di Napoli – hanno accolto la richiesta di anticipato possesso formulata dal magistrato di Gerace che dopo oltre 30 anni di lavoro in Calabria, lascerà, almeno formalmente, la sua terrà per dedicarsi al Distretto Giudiziario di Napoli.

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Una terra difficile, molto complicata, dove la Camorra impera quasi quanto la ‘ndrangheta nel traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Questo infatti sarà uno dei cavalli di battaglia di Gratteri, il quale è pronto a rivoluzionare l’ufficio investigativo proponendo il “modello Catanzaro”. In terra calabra la sua azione repressiva contro le cosche mafiose ha funzionato per due motivi. Il primo: il potenziamento della polizia giudiziaria che dal 2016 ad oggi è notevolmente aumentata, soprattutto per il circondario di Vibo Valentia e Catanzaro. Il secondo: a Catanzaro sono arrivati tanti nuovi magistrati che hanno rafforzato le varie zone di competenza. Per non parlare della valanga di giudici di prima nomina, o quasi, che hanno già affrontato processi delicati come “Rinascita Scott”. Insomma, nulla è avvenuto per caso.

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Gratteri a Napoli si troverà davanti a un esercito di pubblici ministeri rispetto a una popolazione che richiede un’attenzione investigativa adeguata. Il nuovo procuratore infatti avrebbe intenzione di creare delle macro-aree, generando la cosiddetta “circolarità della notizia di reato”, ovvero uno scambio di informazioni che permetterebbe a chi indaga di unire i pezzi mancanti del puzzle. Questo dunque darebbe vita ai maxi-blitz, dove le dinamiche criminali di più sodalizi camorristici troverebbero un unico filo conduttore. Non ci sarà però solo la Camorra al centro delle sue inchieste, ma anche i reati di procura ordinaria, come l’abusivismo edilizio, i reati di natura ambientale e la commistione tra pubblica amministrazione, politica e criminalità organizzata. Senza dimenticare, tornando al discorso degli stupefacenti, che in tante inchieste antimafia svolte a Catanzaro, e in parte anche a Cosenza, sono emersi punti di contatto tra broker napoletani e clan di ‘ndrangheta.

Basti vedere i viaggi di alcuni “corrieri della droga” calabresi e non, nelle famose piazze di spaccio partenopee. E poi, lo ricordiamo, la procura di Napoli oggi è titolare del più importante procedimento penale sul presunto utilizzo abusivo delle intercettazioni telefoniche e ambientali. Un’inchiesta che parla anzitutto calabrese causa l’invasività di “Exodus”, lo spyware creato a Catanzaro e “noleggiato” da diverse società che lavorano al fianco di tutte le procure italiane. Gratteri, per usare un eufemismo, non si annoierà.