Il magistrato: «Nell’89 attentarono alla mia fidanzata dicendole che aveva a fianco un uomo morto. Quel giorno feci una scelta precisa»
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Il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, intervistato da Maria Latella su SkyTg24 dopo il maxi blitz contro la 'ndrangheta dei giorni scorsi non ha dubbi: «Certo che ho paura, ma la paura va addomesticata, bisogna imparare a dialogare con la morte».
Il magistrato ha spiegato di aver fatto «una scelta precisa nel 1989 quando ci fu un attentato contro la mia fidanzata alla quale dissero che stava a fianco a un uomo morto. Nel corso degli anni ho ricevuto molte minacce ma siamo uomini di Stato e vogliamo fare qualcosa per questa terra e per la nostra nazione».
Interpellato in merito alla fuga di notizie che ha costretto ad anticipare l'azione di un giorno ha poi detto: «È ovvio che la soffiata è partita dagli addetti ai lavori, qualche idea la abbiamo, ci stiamo lavorando, la storia dirà se abbiamo ragione. Certo non è partita dal barista qui in piazza».
E sul ruolo della politica nella lotta alla criminalità ha incalzato: «La politica negli ultimi 20 anni si è indebolita tantissimo, lasciando aperti spazi di interlocuzione sociale che sono stati occupati dalla ‘ndrangheta. Mediamente un politico è presente sul territorio 6/7 mesi prima delle elezioni, poi magari il giorno dopo che si vota cambia anche numero di telefono. Mentre il capomafia è presente sul territorio 365 giorni l'anno, dà risposte sbagliate e drogate di sottosviluppo, dipendenza e schiavismo, ma danno risposte in territori dove la disoccupazione a volte sfiora anche il 50%. È la disperazione che spesso porta a rivolgersi alla 'ndrangheta», ha concluso il procuratore.