«Non sono cronisti della realtà e di ciò che non va, ma protagonisti attivi di una società in cui non si può più aspettare che qualcosa accada». È quanto affermato dal segretario aggiunto della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), Carlo Parisi, in apertura della Festa dei lavoratori, dei diritti e della dignità, promossa dal sindacato unitario dei giornalisti italiani nell'aula Calipari del Consiglio regionale. Un evento al quale ha aderito la Cisal, il principale sindacato autonomo italiano, rappresentata dal segretario nazionale Franco Cavallaro, che è anche consigliere nazionale della Fnsi.

«Il precariato rende i giornalisti condizionabili»

Parisi, nel suo intervento, ha evidenziato come siano proprio il precariato e la fragilità del tessuto editoriale il terreno sul quale «aumenta la sovraesposizione dei giornalisti e, in questo senso, il condizionamento che i poteri perversi della società, in primo luogo la ‘ndrangheta, esercitano sulla libertà di stampa».
Nel porgere il suo saluto ai giornalisti, il presidente del Consiglio regionale Nicola Irto ha spiegato come in Calabria oltre alla ‘ndrangheta anche il potere politico intende condizionare l’operato dei giornalisti e delle testate. Dal canto suo, invece, il presidente dell'Ordine dei giornalisti calabresi, Giuseppe Soluri, ha richiamato i colleghi al rispetto della deontologia.

 

«Le istituzioni devono assicurare le condizioni affinché non esistano più situazioni di riscattabilità dei giornalisti», ha invece aggiunto la senatrice del Movimento cinque stelle Silvia Vono.

 

«Per me è bello e importante essere qui». Ha invece esordito il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, che ha aggiunto: «Ho grande ammirazione per chi fa giornalismo. È molto difficile per gente del vostro valore stare dietro a gente che amministra, che si atteggia, che non vale e che a volte litiga pure con i verbi. Fa male oggi, questa mattina, sentire gente che ha potere dire “dobbiamo fare, dobbiamo agire...”. E poi non fa»
Ha quindi proseguito Gratteri: «Noi abbiamo bisogno di voi. Noi abbiamo bisogno di più serietà. Di giornalisti che sappiano raccontare. Non ci si deve innamorare del pubblico ministero di turno, ma vogliamo che voi ci giudichiate per quello che facciamo, per i nostri risultati. Vogliamo che siate liberi. Oggi le notizie escono, una volta era facile bloccarle, bastava parlare con due o tre potenti. Oggi è diverso». 
Per il magistrato antimafia, inoltre, «è necessaria la coerenza». «Dovete combattere precariato e sfruttamento - ha continuato Gratteri -. Gli editori, gente ricca e facoltosa, vanno in televisione e parlano di morale e di etica e poi nei loro giornali lavora gente che viene pagata 10 euro ad articolo. Cerchiamo di avere più coraggio per fare meglio il nostro lavoro e la nostra missione».

«Sulla “logica del favore” prospera la ‘ndrangheta» 

«L'invito di Gratteri lo faccio mio», ha detto poi don Pino De Masi, referente di Libera nella Piana di Gioia Tauro. Il sacerdote ha denunciato pertanto come la “logica del favore” condizioni la nostra società e anche il mondo dell’informazione. «Siamo succubi di questa situazione - ha concluso De Masi -. E ciò genera l’humus in cui si alimentano corruzione e potere delle mafie».

«6mila posti di lavoro persi in Italia nel settore dell’informazione»

Carlo Verna, presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, ha ribadito che la «legalità è qualcosa che dobbiamo assicurare non solo ai giornalisti ma anche ai tanti editori perbene, che ci sono e che vanno tutelati», sottolineando dati allarmanti: 6mila posti di lavoro persi in Italia nel settore dell’informazione, uno stillicidio il cui trend non muta nel 2018. Le cifre sciorinate da Verna sono state riprese da Daniele Cerrato, presidente della Casagit, la cassa di previdenza dei giornalisti italiani, che ha proposto una riforma dell'editoria che consenta di contrastare la “totale deregulation” del giornalismo italiano.

 «Senza dignità e diritti non c'è l'uomo»

«Fnsi e Cisal danno oggi dimostrazione che sindacati diversi possono lavorare in sinergia, lo dimostrano oggi e lo dimostrano da sempre». Lo ha spiegato il numero uno della Cisal Franco Cavallaro. «Senza lavoro non esiste libertà, ed un lavoro senza libertà non è lavoro», ha aggiunto il sindacalista che ha rilanciato con vigore il messaggio pronunciato dal procuratore Gratteri. Cavallaro, che ha denunciato come lavoro nero, abusivismo e negazione dei diritti, inquinano un mercato editoriale nel quale chi opera rispettando le regole viene penalizzato. Dalla lotta alla disoccupazione («il 17.8% in Calabria») al precariato, fino al trattamento del regime pensionistico, il segretario nazionale della  Cisal ha analizzato lo scenario nel quale i giornalisti italiani lanciando un incisivo monito alla politica chiamata ad adottare riforme strutturali non più rinviabili. «Senza dignità e diritti non c'è l'uomo», ha chiosato Cavallaro: «Faró tutto il possibile, e proverò a fare anche l'impossibile, per cambiare e cose. Proviamo a farlo tutti, solo così saremo credibili, come dice il procuratore Gratteri, e solo così sapremo imporre alla politica di essere credibile».