«La 'ndrangheta è l'unica presente in tutti i continenti, l'Europa la sottovaluta da troppo tempo»: questo il principale avvertimento lanciato da Nicola Gratteri, responsabile del maxi-processo alla 'ndrangheta che si è aperto a settembre a Roma, in una lunga intervista pubblicata oggi sul quotidiano Le Monde.

Un'intervista a tutto tondo, a pagina 2 del giornale, in cui il sessantaduenne procuratore di Catanzaro parla lungamente del processo Rinascita Scott, considerato come il Processo del Secolo e lancia un forte appello affinché l'Europa apra gli occhi, una volta per tutte. «Purtroppo - afferma Gratteri - l'Europa sottovaluta la 'ndrangheta da troppo tempo. L'Unione europea non è pronta al livello normativo. Non controlla il concetto stesso di sicurezza dinanzi al crimine organizzato né la cultura di controllo del territorio. Da europeista convinto, mi dispiace molto. Dobbiamo condividere gli stessi codici, essere più uniti, altrimenti non saremmo in grado di contrastare l'invasione delle mafie».

E ancora: «Troppi Stati non capiscono questo pericolo o fanno finta di non capire». Quanto alla Francia, precisa il magistrato, la 'ndrangheta è «principalmente radicata nel sud-est» del Paese, con una «predilezione per il settore alberghiero e della ristorazione.

Del resto - spiega il procuratore - numerosi 'ndranghetisti di nuova generazione sono diplomati presso scuole alberghiere. Sanno gestire (alberghi e ristoranti, ndr.), alcuni sono anche in cucina, ma la tesoreria proviene dai soldi della cocaina, riciclata secondo un sistema di fatture false, barando sul registratore di cassa».