Voci che si rincorrono sui contenuti di graduatorie mai pubblicate ufficialmente, accessi non autorizzati a informazioni riservate, commissioni di valutazione rimosse: ci sarebbero tutti gli ingredienti giusti per un romanzo di spionaggio in salsa calabrese nell'arrivederci all'avviso pubblico sui Grandi eventi tramite cui la Giunta Santelli intendeva finanziare il mondo della cultura con 2 milioni di euro. Arrivederci e non addio, salvo ulteriori imprevisti, perché i dirigenti Gatto e Borgo hanno deciso di annullare in autotutela l'iter di istruttoria e valutazione delle domande pervenute agli uffici regionali, senza annullare però né le domande né l'avviso.

L'antefatto

Tutto ha inizio nella tarda primavera di quest'anno, quando la governatrice e i suoi assessori sono impegnati a rimodulare fondi europei. Dal nuovo piano finanziario spuntano fuori due milioni di euro che – in linea con le idee sulla promozione turistico-culturale che ha l'attuale esecutivo – dovranno essere destinati, appunto, a grandi eventi e festival che siano in grado di valorizzare il “marchio Calabria” promuovendone l'immagine e attrarre il maggior numero di partecipanti. Si prevedono stanziamenti fino a 300mila euro a progetto, la copertura dei costi sostenuti può arrivare fino all'80% del totale, ma ottenere il denaro non è semplice. Gli eventi proposti devono essere almeno alla loro sesta edizione negli ultimi undici anni, ad ospitarli deve essere stato un luogo riconosciuto come bene culturale o ambientale, i costi delle edizioni precedenti non devono essere stati inferiori ai 150mila euro e la riuscita dei festival deve essere comprovata da un'adeguata rassegna stampa. Si richiedono progetti che abbiano una «identità artistico culturale con carattere innovativo e di sperimentazione», tale da qualificarli come «attrattori, in virtù delle loro peculiarità, per un pubblico consapevole di appassionati di specifici generi incentivando la mobilità artistico culturale su scala nazionale e internazionale».

Graduatorie entro un mese...

Il 15 luglio viene pubblicato ufficialmente l'avviso: privati ed enti pubblici hanno tempo fino al 28 dello stesso mese per protocollare i loro progetti. Che sono una trentina, più del previsto, aumentando la possibilità che i delusi a graduatorie approvate possano essere tanti. Gli elenchi delle proposte finanziate dovrebbero uscire entro la fine di agosto: «la durata del processo di esame delle domande – recita il bando – presumibilmente non si protrarrà oltre i 30 giorni dalla scadenza dell’avviso, e comunque in un tempo ragionevole rispetto al numero di domande pervenute». Però di giorni ne passano quasi 60 senza che si sappia nulla. Come sempre a queste latitudini, i ritardi diventano terreno fertile per i sospetti: i risultati dell'istruttoria, sussurrano i maligni, non sarebbero in linea con i desiderata della politica. Passano i giorni e tra i partecipanti aumentano le incertezze sul futuro del bando, che rischia di naufragare come altri legati al turismo. Poi arriva la doccia fredda con l'annullamento parziale in autotutela e la vicenda si tinge di giallo.

Informazioni riservate a chi non doveva averle

Viene fuori, infatti, che «già in data precedente alla scadenza del termine per la presentazione delle domande di partecipazione, nonché durante il periodo di istruttoria del Rup e dei lavori della Commissione di valutazione all’uopo nominata, sono avvenute indebite “consultazioni e download” di taluni files relativi alla procedura». Alla Regione, però, se ne sono accorti soltanto a settembre inoltrato, quando ormai gli obblighi di trasparenza e imparzialità sono andati a farsi benedire. La burocrazia della Cittadella opta per lo stop e gira le carte alla Procura, che ora dovrà capire cosa sia successo. Ai piani alti ipotizzano che gli accessi abusivi siano opera di qualche talpa interna alla Regione, funzionari o dirigenti che, essendosi occupati in passato della materia, avrebbero mantenuto - senza averne più titolo, però - le credenziali per accedere ai dati riservati.

Via rup e commissione

A pagare per quanto accaduto, però, sono il rup Maria Salvina La Versa e i membri della commissione di valutazione Menotti Lucchetta, Rosa Conforti, Luciano Lamonica, Mario Donato e Luigi Galluccio. Gli unici con le credenziali in regola per accedere ai dati, tutti rimossi. A sostituire la prima arriva Giuseppina Antonella Sette, mentre la nuova commissione – si legge nel decreto firmato da Gatto e Borgo – «sarà nominata con successivo atto». Niente di personale contro gli epurati, commentano dai piani alti della Cittadella, solo un atto dovuto affinché l'istruttoria riparta. Da zero, con buona pace di chi attende le graduatorie (e gli eventuali fondi) già da due mesi. Non va dimenticato che gli eventi finanziabili devono tenersi entro il 31 dicembre di quest'anno e non è detto che, in mancanza di certezze sui contributi regionali, possano svolgersi come da programma.

Silenzi e domande

In attesa di capire come agirà la magistratura tace la politica, quasi come se il parziale reset del bando non le sia risultato poi così indigesto. Nel giallo sul ritardo nella pubblicazione delle graduatorie, d'altra parte, i dati trafugati rappresentano un alibi perfetto per liberarsi dai sospetti su possibili favori imposti dall'alto. Ma restano le domande sull'accaduto, non solo quelle sull'indentità degli eventuali autori dei download. Quali informazioni riservate sono finite in mano a chi non ne aveva titolo? A che pro visionarle senza autorizzazione? Averle in anteprima potrebbe aver favorito qualche partecipante al bando nella stesura del progetto da presentare? E se fosse così, perché allora la Regione ha rimosso i controllori ma ritiene ancora valide le domande da controllare, nonostante sia lei stessa a dire che consultazioni e download indebiti risalgono a prima dell'avvio ufficiale della procedura? Se l'intenzione era quella di promuovere l'immagine della Calabria, una gestione simile del bando rischia di renderla ancora peggiore.