«Le assicuro che per il mondo della 'ndrangheta, della massoneria e dei servizi segreti deviati, si deve trovare un nuovo nome per associarli tutti e tre assieme». E ancora: «L’ex sindaco di Reggio e governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti era ad alti livelli nella massoneria messinese». È quanto ha affermato in aula il collaboratore di giustizia Seby Vecchio, sentito nell’ambito del processo “Gotha” sulla masso-‘ndrangheta reggina. Rispondendo alle domande dei pm Stefano Musolino e Giuseppe Lombardo, Vecchio, ex poliziotto e presidente del civico consesso reggino, ha raccontato come «il primo a parlarmi della massoneria irregolare fu il commercialista Giovanni Zumbo, il quale mi riferì di una loggia deviata a Messina, dove si poteva entrare in contatto con figure influenti».

Vecchio, nel corso della sua lunga deposizione, fa i nomi di Alberto Sarra e Caridi. «Alberto Sarra ha tentato di entrare nel Grande Oriente d'Italia, mentre Caridi mi ha detto che non perdeva tempo a entrare nel GOI. Non era massone, ma aveva rapporti con la massoneria. Tutte le decisioni passavano da Paolo Romeo, era il Dio della 'ndrangheta e della politica».

favore dei De Stefano

«Era già tutto preconfezionato – spiega l’ex amministratore - Scopelliti rappresentava i De Stefano, Caridi i Fontana e i Tegano. Subito dopo la mia nomina ad assessore comunale nella Giunta Scopelliti, Sarra volle presentarmi Paolo Romeo. Quello di Marcello Cammera (dirigente del Settore Lavori Pubblici del Comune di Reggio Calabria) era un sistema oleato – dice Vecchio – in cui erano agevolate alcune ditte, tra cui Gironda e Barbieri».

La riunione romana nella sede di AN

Vecchio ha detto che Sarra gli disse che «il via alla ricandidatura di Scopelliti (a sindaco di Reggio nel 2007) è stato dato a Roma dopo una riunione nel 2006 tra i due con l'on. Valentino.

Il luogo era negli uffici del gruppo di Alleanza Nazionale. Sarra mi racconta di questa riunione in cui hanno messo in riga Scopelliti. Valentino, in maniera elegante, gli fece capire che doveva rendere conto non solo ai De Stefano».

Il nome di Francesco Mollace

Nel corso della sua lunga deposizione in aula, Vecchio tira in ballo anche il nome del magistrato Francesco Mollace, attualmente in servizio a Roma. «Il Gran Maestro della Loggia di cui fa parte Mimmo Morabito lavora negli uffici della Procura Generale di Reggio Calabria – ha riferito il collaboratore, il quale conferma di aver ricevuto le informazioni da Giovanni Zumbo - Mi fece il nome di “zio Ciccio”, il magistrato Francesco Mollace».

Il processo “Gotha” vede alla sbarra diversi presunti appartenenti alla massomafia di Reggio Calabria. Elementi di vertice sono ritenuti Paolo Romeo e l’avvocato Giorgio De Stefano.