VIDEO | I sindacati hanno impugnato il decreto commissariale 34 che ripartisce le somme alle aziende sanitarie e ospedaliere. Il segretario regionale Anaao Assomed Larussa: «Azione amministrativa caratterizzata da pressapochismo» (ASCOLTA L'AUDIO)
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Sono rimasti con un pugno di mosche in mano gli eroi del Covid. Medici, infermieri, operatori sociosanitari e delle centrali operative del 118 calabresi che hanno prestato servizio nei reparti ad alto rischio quando «c'era il terrore assoluto, le strade erano deserte, la gente non usciva di casa e soltanto gli eroi sono andati a garantire l'assistenza a volte con poche mascherine, pochi tamponi, pochi guanti».
Così dipinge la prima ondata pandemica Filippo Larussa, segretario regionale Anaao Assomed che assieme alle sigle sindacali Aaroi Emac e Cimo Calabria hanno impugnato il decreto 34 emanato dal commissario ad acta, Guido Longo, che ripartiva le indennità Covid stanziate dal Governo per ottenerne l'annullamento.
Denaro teorico
Solo in via teorica, infatti, quel decreto distribuisce e liquida alle aziende ospedaliere e sanitarie calabresi le somme che il Governo - con due successivi decreti il 18/2020 e il 34/2020 - ha stanziato alla Calabria per premiare chi non si era sottratto al proprio dovere fornendo assistenza nei reparti ad alto rischio di contagio. Otto milioni destinati a marzo, sei aggiuntivi stanziati a maggio ma nelle tasche degli operatori sanitari calabresi per ora non c'è finito nemmeno un euro. «Nel liquidare e ripartire queste somme, che sono a destinazione vincolata, sembrerebbe in realtà che una parte sia stata già spesa, certamente per l'emergenza covid, ma per finalità diverse da quelle del ristoro degli eroi».
Fondi per azienda
È esattamente quel che è avvenuto. Nel decreto dello scorso 1 aprile di liquidazione dei fondi a firma del dirigente reggente del dipartimento Tutela della Salute, Giacomino Brancati, le risorse vengono ripartite per singola azienda. E così all'Asp di Cosenza vengono assegnati 2.280mila euro, all'Asp di Crotone 227mila euro, all'Asp di Catanzaro 957mila euro, all'Asp di Vibo Valentia 1.050mila euro, all'Asp di Reggio Calabria 1.029mila euro, all'azienda ospedaliera di Cosenza 1.965mila euro, all'azienda ospedaliera di Catanzaro 3.172mila euro, al policlinico universitario 274mila euro e al Gom 2.915mila euro.
Risorse prosciugate
In realtà però le risorse così ripartite vengono destinate alle singole aziende in gran parte a titolo di rimborso per le spese già sostenute e volte alla retribuzione degli straordinari Covid svolti dagli operatori sanitari in questi mesi di superlavoro nei reparti. Il fondo delle indennità viene così prosciugato e in mano alle aziende restano solo pochi spiccioli, del tutto insufficienti a ripartirli secondo i criteri contrattati a luglio d'intesa con le organizzazioni sindacali: 1.830 euro per i dipendenti che hanno svolto attività in reparti ad alto rischio, 883 euro rischio medio e 252 euro rischio basso.
A bocca asciutta
A titolo d'esempio, all'Asp di Cosenza degli oltre due milioni stanziati restano in cassa solo 516mila euro, all'Asp di Crotone 141mila euro, all'Asp di Catanzaro 260mila euro, all'Asp di Vibo Valentia 212mila euro, all'Asp di Reggio Calabria 274mila euro, all'azienda ospedaliera di Cosenza 211mila euro, all'azienda ospedaliera di Catanzaro 298mila euro, al policlinico universitario 157mila euro e al Gom 222mila euro. Impossibile con le cifre residue operare una ripartizione che soddisfi i criteri stabiliti in sede di contrattazione sindacale.
Risorse aggiuntive sparite
«Il Governo - incalza oggi Filippo Larussa - ha dato la possibilità ad ogni singola regione di implementare la dotazione iniziale con risorse aggiuntive fino al doppio. La Lombardia ha tirato fuori di tasca propria 105 milioni, la Calabria dei 28 possibili ne ha tirati fuori 2. Peccato che un accordo malscritto di cui Cotticelli si è disinteressato, il dipartimento ha commesso una serie di tragicomici errori, è passato un anno e la Calabria è l'unica regione in cui i premi non sono stati ancora distribuiti». Dei due milioni aggiuntivi che la Regione aveva infatti reperito sui canali delle risorse comunitarie non vi è traccia.
Ricorso al Tar
Da qui l'impugnativa promossa dai tre sindacati dinnanzi al Tar: «Il segnale deve essere forte, non si può continuare con un andazzo amministrativo burocratico da parte delle alte strutture regionali, in primis il dipartimento che si è contraddistinto per pressapochismo».