VIDEO | Nel giorno dell’arrivo della premier Meloni a Gioia Tauro, i trattori si danno appuntamento alle porte di Vibo Valentia. Una loro delegazione si prepara a raggiungere Roma per la manifestazione di domani. Tra le principali urgenze c’è il contenimento della fauna selvatica
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Si preparano a marciare su Roma nella manifestazione che, domani, riporterà gli agricoltori nella Capitale per alzare ulteriormente il livello della mobilitazione. Una lotta che, da ormai quattro settimane, li vede reclamare maggiori tutele economiche per il comparto primario.
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Una delegazione partirà anche dal Vibonese per raggiungere i colleghi provenienti da tutta Italia. Chi non sarà a Roma seguirà a distanza le fasi della protesta dal nuovo presidio che da questa mattina ha preso vita allo svincolo dell’A2 di Sant’Onofrio-Vibo Valentia. Qui si sono ritrovati decine di agricoltori provenienti da tutta la provincia. Una quarantina i trattori giunti anche dalle Preserre e dall’altopiano del Poro per dar man forte agli agricoltori dell’hinterland vibonese, arrivati da Maierato e Pizzo, da Stefanaconi, Filogaso e dalla stessa Sant’Onofrio, soprattutto.
«La Meloni viene in Calabria per parlare di cosa?», si chiedono i manifestanti. «Qui abbiamo i problemi veri sui quali aspettiamo le risposte e andremo avanti finché non ci saranno soluzioni concrete».
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Le rivendicazioni, ribadite ancora una volta, sono le stesse che animano la protesta da circa un mese. E le risposte fin qui ricevute dagli interlocutori governativi non sono considerate affatto sufficienti. I manifestanti le urlano dagli striscioni affissi sui loro mezzi agricoli, le ricordano agli automobilisti e ai camionisti che imboccano l’autostrada, incassando la loro solidarietà a colpi di clacson.
«Fin quando non vedremo attuati i nostri diritti non ci fermeremo, anzi, intensificheremo le proteste» assicura uno di loro. «Noi - spiega il presidente dell’associazione contadini di Maierato - produciamo per ottenere appena il 20 per cento del prezzo che viene poi stabilito sul mercato al dettaglio».
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Non ci sono solo le politiche europee nel mirino delle rimostranze. I contadini ricordano soprattutto le piaghe che affliggono le loro coltivazioni, come l’invasione della fauna selvatica, dei cinghiali in particolare, rispetto alle quali attendono soluzioni dagli enti del territorio. «Si tratta di problemi che sarebbero di competenza regionale - ricordano -. I nostri terreni sono devastati dai cinghiali e nonostante le denunce presentate per anni, mai ci siamo visti risarcire un solo euro».