La settima commissione del Consiglio della magistratura ha analizzato le criticità nei tribunali e chiede al ministro Cartabia di considerare l'assegnazione di un maggior numero di risorse
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C’è anche il Distretto giudiziario di Catanzaro nei pensieri della settima commissione del Consiglio Superiore della Magistratura che, acquisite le proposte del ministro della Giustizia, Marta Cartabia e del Consiglio giudiziario di Catanzaro, ha preso una posizione netta sulla carenza d’organico nei vari tribunali. Un quadro preoccupante soprattutto per quanto riguarda il civile, dove si segnalano «situazioni di arretrato patologico presenti in numerosi uffici del distretto, ivi compresa la Corte d’Appello».
Le criticità del Distretto di Catanzaro
Per quanto concerne le pendenze, invece, oltre un terzo degli uffici del Distretto di Catanzaro fa registrare valori superiori alla soglia critica. «Tali dati - scrive la settima commissione - collocano il distretto al primo posto nazionale per la presenza del maggior numero di sedi sopra la soglia critica con riferimento a tutti gli indicatori correttivi». Il 14 settembre 2020, però, nel distretto di Catanzaro c’è stato un incremento della pianta organica fissa di 14 unità che, tuttavia, non ha risolto affatto i problemi sollevati da tanti procuratori.
Quindi, «la pianta organica flessibile del distretto di Catanzaro è stata determinata in complessive 8 unità di cui 5 destinate alle funzioni giudicanti e 3 a quelle requirenti». Il tallone d’Achille, però, rimane il turn over. Si tratta di quel meccanismo che prevede la permanenza dei magistrati per quattro anni nel luogo in cui prestano servizio e, al termine del periodo previsto per legge, sono legittimati a chiedere il trasferimento, specie se la destinazione in cui sono arrivati è stata indicata quale sede disagiata.
A tal proposito, la settima commissione evidenzia che «la situazione di criticità del distretto emerge dai valori fatti registrare dagli indicatori integrativi, atteso che ben 11 uffici su 20 fanno registrare un tasso di turn over superiore alla soglia critica, dovendosi segnalare in particolare la situazione delle procure di Crotone e Paola (con un turn over pari, per entrambe, a 121,4) nonché dell’ufficio di sorveglianza di Cosenza (valore pari a 100)».
Il parere del Consiglio giudiziario di Catanzaro
Per il Consiglio giudiziario di Catanzaro «l’irrisolto problema del turn over depotenzia i positivi effetti derivanti dall’incremento della dotazione organica». Per cui, secondo i componenti, sarebbe necessario ampliare ulteriormente la pianta organica «tenuto conto della cronicità delle situazioni di criticità e della situazione contingente della pendenza di maxi processi» quali “Rinascita Scott” e “Imponimento”. Inoltre, «le notevoli scoperture interessano le procure di Lamezia Terme e di Cosenza, mentre per la procura di Paola è presumibile l’imminente scopertura che deriverà dalla legittimazione al trasferimento di almeno due dei cinque sostituti in servizio (provenienti da copertura di sede disagiata».
Nel corso del tempo, come si evince dalla relazione della settima commissione, «numerosi uffici hanno richiesto di poter ricorrere al magistrato distrettuale (il tribunale di Paola, il tribunale di Vibo Valentia, il tribunale di Castrovillari, la procura di Lamezia e il tribunale di Catanzaro) e si è reso necessario il ricorso a numerose applicazioni sia endodistrettuali sia extradistrettuali per fare fronte alle notevoli situazioni di criticità negli uffici».
Sempre il Consiglio giudiziario fa notare che «sussistono particolari situazioni di criticità, dovute prevalentemente al turn over ed alla mancata copertura dell’organico, del tribunale di Paola, del tribunale di Castrovillari, del tribunale di Cosenza, del tribunale di Crotone, della Corte d’Appello e del tribunale di Catanzaro (quest’ultimo con 15.229 pendenze ultratriennali civili».
Indagini e processi: come incidono nel Distretto
Nel Distretto di Catanzaro, inoltre, si registra un incremento delle iscrizioni «presso la procura di Vibo Valentia (nella misura del 20%), presso il tribunale di Catanzaro (nella misura del 23% in procedimenti di competenza del tribunale del Riesame, molti relativi ad operazioni contro la criminalità organizzata». E qui vengono esposti alcuni numeri: l’unica sezione d’Assise presso il tribunale di Catanzaro risulta gravata al 31 dicembre 2020 da 32 processi pendenti a seguito della sopravvenienza di 18 processi nel 2018 e 17 processi nel 2020».
A ciò si aggiunge la mappatura mafiosa del territorio, in particolare quello che riguarda la provincia di Vibo Valentia, dove l’imponente presenza delle cosche “costringe” la procura distrettuale a spostare in quel territorio più pubblici ministeri per seguire le indagini preliminari e di conseguenza i processi. L’esempio di Rinascita Scott, seppur non citato nel documento, è lampante: tre pubblici ministeri al processo, tre magistrati componenti il collegio adibito solo alla celebrazione di tale giudizio «con importanti ripercussioni sia sui procedimenti collegali che su quelli monocratici celebrati dinanzi a quell’ufficio».
Il caso di Vibo Valentia e il Tribunale dei minori di Catanzaro
«Sempre con riguardo al tribunale di Vibo Valentia è stato evidenziato che, solo per quanto attiene alla criminalità organizzata, sono pendenti ulteriori dodici maxi-processi, unitamente a 2.817 procedimenti pendenti ultratriennali dell’ufficio». Altre criticità sono state segnalate «relative alle contingenze processuali connesse a diverse maxi operazioni ed all’imminente conclusione di diversi dibattimenti con un numero importante di imputati» che «nell’arco temporale di un biennio, si trasferiranno sulla Corte di Appello, a proposito della quale si rileva la consistente ultrabiennalità civile e penale e l’impatto che avrà sul lavoro il divieto di avvalersi di magistrati ausiliari».
Infine «ulteriori criticità hanno interessato il Tribunale per i minori di Catanzaro, con il considerevole incremento dei minori stranieri non accompagnati sbarcati nel territorio». Per questi motivi, il Consiglio giudiziario di Catanzaro aveva chiesto l’incremento della pianta organica flessibile di ulteriori 4 unità, di cui 3 destinate alle funzioni giudicanti ed 1 destinata alle funzioni requirenti.
La valutazione conclusiva del Csm
Nonostante le criticità sottoposte dal Consiglio giudiziario di Catanzaro al Csm siano state approfondite nel modo migliore, la settima commissione ritiene che le richieste «non possono giustificare, avuto riguardo ai limiti di risorse date, un incremento di unità assegnate nella misura richiesta».
Nella parte finale della relazione, firmata dal consigliere Pepe, si sottolinea anche che «nel distretto, alle pubblicazioni di posti di magistrato distrettuale non è sempre seguita la copertura dei posti per difetto di aspiranti, anche laddove la pubblicazione era stata effettuata come sede disagiata». Così, secondo la modulazione dell’ufficio statistico del Consiglio Superiore della Magistratura, «la proposta ministeriale appare condivisibile quanto ai posti previsti per le funzioni requirenti», ovvero 3 in più, «mentre potrebbe essere riconsiderata quanto ai posti previsti per le funzioni giudicanti, assegnando 6 unità anziché 5 (+1 unità)».
In definitiva, il Consiglio Superiore della Magistratura, delibera «di esprimere, ai sensi dell’art. 10, comma 2 della legge n. 195 del 1958, il richiesto parere nei termini sopra riportati in ordine allo schema di decreto ministeriale per la determinazione delle piante organiche flessibili distrettuali di magistrati da destinare alla sostituzione dei magistrati assenti ovvero all’assegnazione agli uffici giudiziari del distretto che versino in condizioni critiche di rendimento». Ora la palla passa al ministro Cartabia per l’approvazione finale.