La manifestazione nata dopo le polemiche scaturite dalle parole del vescovo Attilio Nostro che durante la messa aveva invitato i fedeli a firmare per modificare la legge. Al sit-in presenti anche partiti e sindacati
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"Giù le mani dalla 194" è stato lo slogan del sit-in tenutosi sabato, 14 ottobre, lungo il corso Vittorio Emanuele III a Vibo, organizzato da varie realtà politiche, associative e sindacali. L'obiettivo principale dell'iniziativa è stato di ribadire il diritto delle donne a decidere liberamente sull'interruzione volontaria della gravidanza, in risposta alle recenti azioni del vescovo della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, Attilio Nostro, e del sindaco Maria Limardo.
Il caso | Vibo, durante la messa il vescovo invita i fedeli a firmare contro l’aborto: scoppia la polemica
Una settimana prima, un banchetto era stato allestito di fronte alla chiesa Madonna del Rosario in Vibo. Nel corso dell’iniziativa i fedeli erano stati invitati proprio dal vescovo a firmare in sostegno della proposta parlamentare che renderebbe obbligatorio, per i medici dei consultori, fare ascoltare il battito cardiaco del feto alle donne che stanno considerando l'aborto. L’azione ha ricevuto l'apprezzamento esplicito da parte del sindaco Limardo.
Ma un coordinamento composto dai gruppi locali del Pd, Non Una di Meno, Anpi, Arci, Cgil e altri è sceso in piazza per protestare. Tra gli argomenti oggetto di contestazione c’erano non solo il gesto del vescovo, ma anche i diversi aspetti che hanno ostacolato, negli ultimi anni, l’effettiva applicazione della legge 194, soprattutto nel Meridione: il limitato numero di consultori familiari che offrono consulenza per l’interruzione volontaria della gravidanza, l’alto tasso di medici e personale medico obiettori per motivi di coscienza, la mancanza di infrastrutture adeguate nei reparti sanitari e la difficoltà nell’accesso all’aborto farmacologico.
«L’aborto è un diritto che abbiamo conquistato duramente, un diritto che dovrebbe essere garantito in tutti gli ospedali, case di cura, ambulatori e consultori. Eppure, a 45 anni dall’entrata in vigore dalla legge 194, è ancora un’impresa ardua accedere ai servizi per l’interruzione di gravidanza», - ha detto Angela Cerra, di Non Una di Meno, durante la manifestazione.
Secondo la coordinatrice regionale delle donne democratiche, Teresa Esposito, nel corso degli anni, la legge 194 ha perso progressivamente il suo proposito originario. Esposito sostiene che l'obiettivo fondamentale della legge 194 dovrebbe essere garantire a tutte le donne con gravidanze indesiderate o problematiche l'accesso a professionisti competenti in grado di offrire orientamento, sostegno oppure, come ultima risorsa, la possibilità di un aborto sicuro ovunque ne abbiano bisogno. Tuttavia, «l'obbligo di ascoltare il battito cardiaco del feto è una vera e propria violenza psicologica nei confronti delle donne che si trovano a dover prendere questa difficile decisione», ha dichiarato.