VIDEO | La prima puntata di “Mammasantissima” punta i riflettori su uno dei sicari più fedeli di Totò Riina, già autore degli omicidi Cassarà e Montana. Latitante da 25 anni è in cima alla lista dei criminali ricercati dall’Interpol
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L’ultimo fantasma ancora da acciuffare ha un soprannome in apparenza innocuo: “U pacchiuni”, ovvero il ciccione. Anche l’aspetto di Giovanni Motisi non sembra quello del mafioso, ma mai come stavolta la forma finisce per ingannare: dietro l’apparente bonomia, infatti, si nasconde uno dei sicari più letali di Cosa nostra.
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Un focus della prima puntata di Mammasantissima è dedicato proprio a un altro ergastolano ancora in fuga, il cui nome, depennato quello di Messina Denaro, figura in cima alla lista dei criminali più pericolosi e ricercati dall’Interpol. Killer al servizio di Totò Riina, Motisi appartiene alla famiglia mafiosa di Palermo che impera sul mandamento di Pagliarelli.
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Le sentenze hanno accertato come diversi omicidi eccellenti commessi in Sicilia negli anni Ottanta ci sia proprio la sua firma: quello del commissario Beppe Montana commesso il 28 luglio del 1985 e seguito, otto giorni più tardi, dall’agguato teso al braccio destro di Giovanni Falcone, il vicequestore Ninni Cassarà e al suo agente di scorta Roberto Antiochia.
E non solo. Ad ammantare ulteriormente di leggenda nera il suo curriculum, ci pensa un collaboratore di giustizia che lo vuole partecipe, nel 1982, al summit di mafia organizzato per deliberare l’uccisione di Carlo Alberto Dalla Chiesa. Un altro pentito ne racconta poi l’ascesa al vertice del mandamento di Paglierelli e la successiva estromissione, determinata dal ritorno in libertà del capo Nino Rotolo.
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Il motivo? La sua presunta «gestione allegra delle casse del mandamento», un sospetto che in ambito mafioso, per dirla con Tommaso Buscetta, non lascia scampo: se ne esce «solo con la morte o collaborando con la giustizia». Al riguardo, però, il diretto interessato non può confermare né smentire, dato che di lui non si hanno più notizie dal 1998.
Nella puntata di “Mammasantissima” si ricostruiscono anche le fasi concitate di fine 1999, quando gli investigatori lo mancano per un soffio. Fanno irruzione in un villino alle porte di Palermo e trovano una sua foto scattata poco tempo prima, in occasione del compleanno di sua figlia. Dall’abitazione saltano fuori anche alcuni “pizzini”, si ritiene scritti di suo pugno, ma di lui nessuna traccia.
Le successive ricerche risulteranno vane. Una pista porta in Francia, ma si rivelerà infruttuosa. Il risultato è venticinque anni dopo, l’ultima “primula” di Cosa nostra è ancora invisibile agli occhi degli Giustizia. L’eventualità che sia morto non cambia la sostanza del discorso: Giovanni Motisi, nom de crime “U pacchiuni”, è un fantasma che continua a fare paura.