Nicola Gratteri non sarà il nuovo procuratore nazionale antimafia. Lo ha deciso il Plenum del Consiglio superiore della magistratura dopo una lunga discussione che ha coinvolto diversi consiglieri laici e togati del “Parlamento delle Toghe”. Il successore di Federico Cafiero de Raho infatti è il procuratore capo di Napoli, Giovanni Melillo, uscito vincente al primo turno con 13 voti, rispetto ai 7 di Gratteri e ai 5 di Giovanni Russo.

Procura nazionale antimafia, gli interventi del primo turno

Nino Di Matteo ha aperto il dibattito: «Gratteri è il più idoneo a rilanciare l’attività della Dna. A Catanzaro sta affrontando temi delicati, come il processo “Rinascita Scott”. La Calabria di oggi è paragonabile alla Sicilia degli anni ‘80. È indiscutibile che Gratteri sia sovrapposto e particolarmente a rischio, si sono acquisite notizie circostanziate di possibili attentati nei suoi confronti. Evidentemente la criminalità organizzata ne percepisce la sua azione. Una scelta diversa suonerebbe come una bocciatura del dottor Gratteri, agli occhi dei mafiosi risulterebbe come un’ennesima presa di distanza istituzionale di un magistrato così impegnato nella lotta alla ‘ndrangheta. Non cadiamo in errori in cui il Csm è già incappato in passato» ha detto Di Matteo, esponente di “Autonomia e Indipendenza”, corrente associativa fondata da Piercamillo Davigo.

Il primo presidente Pietro Curzio è intervenuto dopo Di Matteo: «Dialogando con il procuratore generale abbiamo deciso di prendere posizione con il voto per tre motivi: l’ufficio in questione si pone nell’ambito della procura generale della Cassazione; secondo perché è un ufficio di dimensioni nazionale, terzo, e ragione importante, perché parliamo di un ufficio antimafia e antiterroristico. Deve esserci dunque una posizione nitida e ferma, che legittimi il nuovo procuratore nazionale antimafia. Per questi motivi, insieme al procuratore generale Giovanni Salvi, abbiamo deciso di sostenere il candidato Giovanni Melillo, che ha i requisiti più adatti per ricoprire questo incarico».

Rispetto a Gratteri «assume carattere dirimente la lunga esperienza di Melillo nella Dna, un’esperienza di un ufficio nazionale, che dà una prospettiva diversa rispetto a un ufficio distrettuale, anche se molto importante». Salvi, tuttavia, nella sua dichiarazione di voto ha elogiato tutti i candidati, ritenendo però che Melillo avesse maggiori titoli per succedere al procuratore Cafiero de Raho, essendosi occupato delle inchieste sulle stragi del 1993. “Il mio voto a Melillo è fortemente convinto» ha dichiarato Salvi.

Giovanni Zaccaro, esponente di AreaDg, ha precisato di non condividere «l’inciso suggestivo dell’intervento di Di Matteo, secondo cui se il Csm non nomina un determinato magistrato è da intendere come una bocciatura. È assolutamente sbagliato. Non facciamo un buon servizio all’idea costituzionale che tutti noi abbiamo. Non dobbiamo parlare di promozione e bocciature, perché non significa giudicare in modo negativo le indagini di quel magistrato», riferendosi al curriculum di Gratteri.

Giuseppe Marra (Autonomia e Indipendenza) ha sottolineato che «Gratteri è il simbolo della lotta alla criminalità organizzata, come si evidenzia nel processo “Rinascita Scott” che si sta svolgendo contro le cosche della ‘ndrangheta. Gratteri è anche il simbolo dei magistrati che non hanno alcuna relazione con la politica. E questo si può vedere nelle interviste rilasciate contro le recenti riforme della giustizia. Ed è il simbolo anche di quei colleghi che non sono mai stati iscritti alle correnti della magistratura».

Poi è stata la volta del consigliere laico Stefano Cavanna, in quota Lega: «La premessa del primo presidente Curzio mi hanno un po’ turbato. Dire che bisogna supportare con il massimo dei voti il candidato che sarà eletto, mi fa pensare che già si sa chi sia il vincitore. Non mi è mai piaciuto il conformismo e non mi piace neanche in questo caso. Questa è una scelta di due divisioni diverse di questo ufficio, perché dalle audizioni sono emersi due modi di operare in modo opposto. Il mio voto andrà a Gratteri che ha un’idea anche un po’ ruspante. "Via Giulia non deve essere un ruolo conviviale dove ci si incontra". Ha spiegato quindi di voler essere operativo e da professionista del diritto, nonché da cittadino, esprimo la mia preferenza per il procuratore capo di Catanzaro».

Inoltre, il consigliere Sebastiano Ardita, iscritto ad “Autonomia e Indipendenza”, ha spiegato che «l’ufficio voluto da Giovanni Falcone si porta dietro una maledizione che dura da 30 anni. Il fatto dell’unicità di questa scelta risiede nel fatto che tra i candidati ci sia il magistrato più impegnato e più conosciuto nella lotta alla criminalità organizzata. Una scelta diversa non stupirebbe» ha detto Ardita. «Scegliendo un altro candidato che non sia Gratteri, significa bocciare il procuratore capo di Catanzaro: sarebbe un segnale devastante».

Infine, il consigliere togato Giuseppe Cascini: «Rimane intatta la mia stima nei confronti di Gratteri, per il quale ho contribuito a far aprire una pratica a tutela per l’ufficio giudiziario di Catanzaro e per il procuratore stesso. Massima stima dunque anche per i colleghi che lavorano lì. Ma è sbagliato enfatizzare le candidature perché qui ci sono profili di alto livello. Tutti e tre vivono sotto scorta da decenni, avendo svolto azioni di contrasto alla criminalità organizzata. Non è che gli altri arrivano da ambito civilistico. Non capisco quindi l’intervento del dottor Ardita. Il carattere diffuso del potere giudiziario è un valore irrinunciabile». E ha concluso: “Non si può dire che se scegliamo un altro candidato che non sia Gratteri, significa che rinunciamo a combattere la mafia». A sorpresa, dunque, Melillo ha vinto al primo turno, quando tutti gli addetti ai lavori pensavano che servisse il ballottaggio.