Nonostante l’ora, è di una gentilezza unica il papà del 15enne pestato a sangue da coetanei la sera di Natale a Paravati, nell’area antistante il Palatenda. Del resto, la famiglia del giovane di San Calogero è stimata e ben voluta da tutti in paese. Le classiche persone per bene. Onesto e dedito al lavoro nei campi, il padre, a quelli di casa la mamma. La stessa povera vittima dell’accaduto è ritenuto il classico bravo ragazzo. A confermare ciò, se mai ce ne fosse bisogno, le parole rilasciate a Il Vibonese.it dal genitore.

«Il mio pensiero in questo momento – ha affermato visibilmente scosso – va solo a mio figlio e alle sue condizioni di salute. Per il resto, non nutro odio e rancore per nessuno. Spero solo che coloro che lo hanno picchiato in modo così brutale e crudele si ravvedano, si pentano e capiscano la gravità del gesto che hanno compiuto».

L’aggressione a Paravati

Pochi concetti, quelli espressi dal papà del giovane, che a conti fatti valgono più di mille parole e che dovrebbero far pensare e riflettere chi, la sera di Natale, al contrario ha pensato bene di dare spazio alla bieca violenza e a utilizzare bastoni e corde per ridurgli il figlio in condizioni critiche, con il volto e varie parti del corpo tumefatti e sanguinanti. A soccorrere per primo il ragazzo, lasciato esanime per terra, una signora che abita vicino al luogo del pestaggio, la quale ha cercato in tutti i modi di arrestare con mezzi di fortuna il flusso del sangue che usciva copioso dal suo viso. La povera vittima, essendo minorenne, dopo un primo soccorso nel reparto di chirurgia maxillofacciale di Catanzaro, si trova attualmente ricoverato nel reparto di Pediatria dell’ospedale Jazzolino di Vibo Valentia.

Lo sticker sul gruppo social

Ad accudirlo amorevolmente e a non abbandonarlo nemmeno un attimo, la mamma. Il papà, invece, a causa delle disposizioni anti Covid non l’ha potuto ancora vedere. Preoccupano, in particolare, le condizioni di un occhio. E, in questo caso, per saperne di più bisognerà attendere che si riassorba il grosso ematoma provocato sul bulbo oculare dai colpi infertigli dai protagonisti della missione punitiva. Una ventina circa, da quel che emergerebbe dalle indagini portate avanti in queste ore dai carabinieri accorsi subito sul luogo dell’accaduto. Tra le ipotesi al vaglio dei militari dell’Arma, anche la presenza di un maggiorenne. E, cosa ancora più raccapricciante, che alla base dell’imboscata tesa al povero 15enne ci possa essere un semplice “sticker” (adesivo) immesso su un gruppo social presente su una piattaforma mediatica.