VIDEO | Nella cittadina della Locride obiettivo re-inserimento in società dei più deboli attraverso il lavoro
Tutti gli articoli di Cronaca
«Appena finirò di scontare la condanna, il mio obiettivo è quello di rimanere a lavorare qui». Domenico il prossimo febbraio finirà di espiare la sua pena ai domiciliari. Da qualche mese ha deciso di intraprendere una via di re-inserimento lavorativo come cuoco in un ristorante nel cuore del centro storico di Gioiosa Jonica gestito dalla cooperativa “Nelson Mandela”. «È un’esperienza fortissima e voluta – racconta il cuoco gioiosano - qui ho ritrovato la mia passione attraverso la possibilità di fare quello che mi piace come alternativa al carcere».
La struttura affonda le proprie radici in un percorso iniziato anni fa nella Locride dall’allora vescovo Bregantini nel segno della cooperazione, dell’impegno sul territorio legata alle categorie più deboli. L’obiettivo, come spiega il presidente Maurizio Zavaglia, è provare a fermare l’emorragia di emigrazione tra i giovani, creando allo stesso tempo delle chance e delle opportunità per percorsi di riscatto. A lavorare nei campi della coop ragazzi migranti con regolare contratto di lavoro e senza sfruttamento.
«Pratichiamo agricoltura sociale e turismo etico – spiega Zavaglia – prodotti a chilometri zero di nostra produzione, senza chimica né veleni. E con un forte valore di inclusione sociale. Il nostro cuoco è un detenuto, perché riteniamo che in terra di ‘ndrangheta provare a recuperarne uno possa essere un grande risultato. Queste persone hanno bisogno di essere sostenute, con il gusto della solidarietà e della giustizia sociale».