Si chiama Francesco Carbone il 36enne trovato con 87 chili di cocaina a Gioia Tauro. L’arresto, così come si legge nelle carte dell’inchiesta, è avvenuto il 5 aprile scorso (intorno alle 4) nel quartiere Marina di Gioia Tauro. Il giovane è comparso il 7 aprile davanti al gip del tribunale di Palmi, accompagnato dal suo avvocato Girolamo Larosa, decidendo di non sottoporsi all’interrogatorio di garanzia.

Il giudice per le indagini preliminari Barbara Borelli ha accolto la richiesta della procura di Palmi e ha applicato la misura cautelare in carcere. I carabinieri della compagnia di Gioia Tauro, che hanno effettuato l’arresto, però, non ritengono chiuse le indagini con l’arresto di Carbone.

Gli investigatori dell’Arma, infatti, stanno cercando di capire chi ha ceduto all’indagato la droga e se quel grosso carico di cocaina possa essere stato fatto uscire dal porto di Gioia Tauro. La zona dove Carbone è stato arrestato porta allo scalo. 

Carbone, secondo quanto si legge nel decreto di convalida dell’arresto, viaggiava a bordo di una Marcedes classe A in piena notte nel quartiere Marina di Gioia Tauro. Alla vista di una pattuglia dei carabinieri avrebbe fatto inversione di marcia destando il sospetto dei militari che lo hanno inseguito e raggiunto.

I carabinieri, a quel punto, hanno proceduto a una perquisizione del mezzo e non hanno dovuto cercare molto dato che nei sedili posteriori hanno trovato di tre borsoni chiusi con il lucchetto all’interno dei quali c’erano stipati 63 panetti avvolti in involucri di nastri adesivi da imballaggio.

Carbone, secondo quanto si legge nelle carte dell’inchiesta, non avrebbe voluto spiegare da dove venisse la droga. Intanto, i militari hanno sottoposto a narcotest la sostanza che è risultata essere cocaina pura. Il peso complessivo sarebbe di 86,885 chili.

Secondo il gip, Carbone aveva «la piena disponibilità dell’ingente quantitativo di sostanza stupefacente, tenuto peraltro conto del fatto che lo stesso non ha fornito alcune versione alternativa avvalendosi della facoltà di non rispondere» durante l’udienza di convalida dell’arresto. Per questo motivo, il giudice per le indagini preliminari ha convalidato l’arresto in carcere.