Poco prima di essere uccisa, il 7 gennaio del 2005, la ragazza originaria di Rose aveva confidato al padre e agli amici di temere per la propria vita
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Giovane, spigliata, sempre sorridente e soprattutto bella. Di quelle bellezze in grado di lasciare il segno. È stata tutto questo, Lisa Gabriele, nella sua permanenza sulla terra durata solo ventidue anni. Diciassette anni fa, infatti, quasi diciotto, qualcuno l'ha soffocata dopo averla imbottita di narcotico, e poi ha provato a inscenarne il suicidio, scaricandone il corpo in un posto desolato e triste, una radura ad alta quota nei pressi di Montalto. Era il 7 gennaio del 2005, ultimo atto di un'esistenza, la sua, breve ma intensa. Soprattutto travagliata.
Un mondo di adulti
Orfana di mamma, e con un papà emigrato in Germania, Lisa decide di tornare in Italia da adolescente, e a prendersi cura di lei è una zia paterna che vive nel piccolo centro di Rose. È una ragazza che si dà da fare. Lavora in un bar del paesino, poi in un salone da parrucchiera, trova impiego come segretaria in una concessionaria auto, infine si rimette in discussione come venditrice della "Folletto". Ha il carattere giusto per farlo. E poi come già detto è bella, anzi bellissima, il che le consente di muoversi con disinvoltura, ma anche con grande ingenuità, in un mondo di adulti. Lo stesso nel quale di lì a poco resterà stritolata.
Piccoli scandali di provincia
Con buona probabilità, dietro alla sua morte si nasconde una cospirazione. Non solo perché la scena del crimine, quella del suicidio simulato, rimanda all’operato di più persone, ma perché se il suo caso è rimasto insoluto per più di tre lustri, lo si deve anche al fatto che per tutti questi anni, forse, più d'uno ha remato contro la verità. È in questa direzione che gli investigatori odierni inquadrano le sviste compiute durante le prime indagini, troppo grossolane per essere vere, e poi il coinvolgimento emotivo nella vicenda di tante persone, alcune delle quali in divisa, che per coprire i propri imbarazzi, hanno finito per aiutare gli assassini a farla franca. Potrebbe essere accaduto anche questo, dato che i cattivi esistono veramente. Proprio come delle favole.
Il lato oscuro della luna
Perché Lisa Gabriele era sì una ragazza solare, socievole e sorridente, così come la ricordano un po' tutti, ma aveva anche lei il suo lato oscuro della luna. In particolare un disordine sentimentale che l'aveva esposta a tante relazioni mordi e fuggi oltre a quella più lunga e tribolata con Maurizio Abate, l'ex poliziotto arrestato nei giorni scorsi perché sospettato del suo omicidio. In più, nei suoi ultimi mesi di vita, aveva perso pure il suo proverbiale sorriso.
«Sembrava una tossica, aveva una forte depressione». La ricorda così il futuro collaboratore di giustizia Francesco Galdi, l'amico al quale avrebbe confidato i tormenti che l'assillavano. Uno su tutti, quello di essere finita in un brutto giro. Un brutto, brutto giro.
Presagi di morte
Sosteneva di essere entrata in contatto con una cerchia di persone importanti, ma anche parecchio depravate. Con loro prendeva parte a festini a luci rosse conditi da droghe e alcool, ma stava tentando di uscirne. Sempre a Galdi confida il timore di cadere per mano di Maurizio, il primo di una serie di presagi di morte che scandiscono la sua ultima settimana di vita. Telefona al padre, che vive nella città di Colonia, e lo prega di venire subito in Calabria perché dopo, forse, «sarebbe stato troppo tardi».
L'ultima immagine che ha di lei uno dei suoi amanti occasionali è impietosa: sdraiata sui sedili della sua Smart, parcheggiata davanti a un bar pieno di gente, con la testa che penzola da uno sportello aperto. E davanti a una pozza di vomito.
L'amore tossico
Aveva paura di morire Lisa Gabriele, ma le indagini documentano anche la determinazione con cui, fino all'ultimo ha tentato di restare insieme all'ex poliziotto, il suo presunto carnefice. Quell'uomo le ispirava repulsione, ma non riusciva a staccarsene. E quando lui si lega a un'altra donna, diventa padre di bambino, la ventiduenne lo minaccia di raccontare tutto alla sua nuova compagna, arriva al punto di simulare una gravidanza, va dai colleghi di Abate a denunciarlo per un pestaggio inventato. Subisce da lui altri pestaggi, stavolta reali e documentati. Malgrado abbia paura di morire, non si sottrae a quel gioco pericolissimo, molto più grande di lei. E poi, un brutto giorno, Lisa muore per davvero.
Una favola nera
Chi era davvero Lisa Gabriele? Il suo corpo, disteso in posizione prona sul terriccio, non può più dirlo. Nella sua auto, abbandonata poco distante, c'è un fiore con tre petali cadenti disegnato su un bigliettino. È parte della messinscena, ma si ritiene che le parole scritte su quel foglietto siano sue, e che gli assassini le abbiano riadattato dopo averle estrapolate da altro contesto. È il degno finale di una favola nera, messaggio nella polvere sul lato oscuro della luna: «Per la mia famiglia, per una persona speciale. Scusami se non esiste». Esiste esiste, solo che i cattivi non te ne hanno dato il tempo.