Della ragazza di Forlì non si hanno più notizie dallo scorso 4 marzo. Lavora all'ospedale di Trento dove sarebbe stata discriminata per i suoi studi in Calabria
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Oggi è il compleanno di Sara Pedri, la ginecologa originaria di Forlì scomparsa lo scorso 4 marzo in Trentino, compie 32 anni. La ragazza lavora all'ospedale di Trento dopo aver conseguito, il 9 novembre 2020, la laurea specialistica all’Università degli Studi “Magna Grecia” di Catanzaro con indirizzo in Disciplina Ginecologia e Ostetricia.
Da quanto si apprende la ragazza aveva trovato nel reparto ospedaliero un clima “ostile” tanto da essere discriminata per i suoi studi in Calabria. Ciò è stato evidenziato dalla sorella Emanuela che aveva denunciato: «La verità è che Sara è stata umiliata, derisa, discriminata perché si era specializzata all’università di Catanzaro. Penso che abbia compiuto un gesto estremo». Le umiliazioni subite nel reparto l’avrebbero spinta a presentare le dimissioni.
Roberta Venturella, docente della Scuola di specializzazione dell’Università di Catanzaro, insieme ad altri ex colleghi della ragazza in servizio all’unità operativa di Ginecologia dell’ospedale Pugliese Ciaccio, ha deciso di interpellare direttamente il ministro della Salute Roberto Speranza per chiedere un suo intervento nell’inchiesta.
In un’intervista rilasciata al Corriere.it ha affermato: «Quando capita un evento sanitario, per esempio una morte materna, il ministero manda immediatamente una commissione esterna, per valutare che non ci siano stati errori o incongruenze nei protocolli. Insieme alla famiglia di Sara, riteniamo difficilissimo che la sola valutazione interna da parte di chi avrebbe dovuto vigilare e controllare già in tutti questi anni possa arrivare a una verità, oltretutto scomoda. Non vogliamo accanirci contro i colleghi, ma è necessario capire cosa sia successo a una ragazza che, come tanti altri specialisti ogni anno, era appena entrata nel mondo del lavoro. Quindi stiamo preparando una lettera al ministro Speranza, che di solito si mostra molto attento ad appelli simili, per raccontare questa storia e chiedere il suo intervento personale».
«Come descriverei Sara? – continua la Venturella - Una ragazza molto attiva ed esuberante, intraprendente nei rapporti strutturati con i superiori e presente con le pazienti; la sua voce squilla ancora nei nostri corridoi. Da un paio di anni, proprio qui da noi abbiamo aperto il primo centro pubblico di procreazione medicalmente assistita della nostra regione, di cui sono la responsabile. Sara amava questo settore della ginecologia, quindi, oltre ai turni di guardia in cui svolgeva le attività di cui si occupano gli specializzandi, tutto il suo tempo libero lo dedicava al centro».
La docente conclude raccontando l’ultimo episodio in cui è stata in contatto con Sara: «Mi ha mandato gli auguri per il mio compleanno a fine gennaio. I nostri contatti si sono subito diradati come quantità da quando ha cominciato a lavorare in Trentino, ma in principio i messaggi erano rassicuranti: Sara diceva che era molto impegnata come in tutti i nuovi inizi, ma che ce l’avrebbe fatta. Poi, a mano a mano che il tempo passava, i toni sono cambiati e ha iniziato a non fare più videochiamate, probabilmente per non farci vedere che era dimagrita così tanto»