Nella missiva contenuti elementi sul luogo in cui sarebbe stata seppellita l’imprenditrice di Laureana di Borrello e sul movente della sua uccisione. Si parla di possibili indagati e il fratello commenta: «Chi l’ha scritta la conosceva bene»
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Una lettera inviata all’avvocato Nicodemo Gentile, legale della famiglia Chindamo, e alla Procura di Vibo, riaccende i riflettori sulla scomparsa dell’imprenditrice di Laureana di Borrello Maria Chindamo, di cui si sono perse le tracce circa tre anni fa. Una lettera circostanziata, nella quale sarebbero state fornite indicazioni dettagliate sul luogo in cui si troverebbe seppellito il corpo della donna.
Un luogo a poca distanza da località Montalto di Limbadi, dove Maria Chindamo è stata prelevate con la forza per poi essere inghiottita nel nulla. Dettagli talmente precisi da indurre gli investigatori a riprendere gli scavi, nel tentativo di trovare tracce utili alla risoluzione del caso. La scorsa settimana i carabinieri, con l’ausilio di mezzi e uomini del Ris di Messina, avrebbero avviato nuovi scavi nell’area in questione, mentre si parla con insistenza di uno o più indagati in relazione ad una vicenda sulla quale la famiglia (il fratello Vincenzo e i figli della donna in particolare) mai hanno abbassato la guardia. I nuovi elementi sono emersi nel corso della trasmissione di Rete4 Quarto grado alla quale hanno preso parte proprio l’avvocato Gentile e Vincenzo Chindamo, e ancora prima si era parlato di possibili indagati nell’ultima puntata di Chi l’ha visto, su Rai3, nel corso della quale era intervenuta Federica, la figlia ormai maggiorenne dell’imprenditrice scomparsa. In particolare, nella lettera sarebbero stati evidenziati anche i motivi dell’uccisione di Maria Chindamo riconducibili, secondo l’avvocato Gentile, al fatto che dopo la morte del marito - avvenuta per suicidio esattamente un anno prima della scomparsa - la donna, «anziché chiudersi in se stessa aveva impresso una svolta alla sua vita occupandosi direttamente della gestione dei beni familiari».
La lettera viene considerata attendibile anche dal fratello Vincenzo il quale ha spiegato come la stessa sia riconducibile a «persone che conoscevano le abitudini di Maria e che sapevano che la mattina in cui è scomparsa, doveva recarsi in contrada Montalto. Persone vicine alla sua vita, il che rinnova il sospetto che tutto sia avvenuto per vendetta. Non ci stancheremo mai - ha affermato - di cercare la verità».