«Il suo cuore è spento. Cercate tra i boschi della Mucone. È lì che riposa il corpo di tuo fratello». Le parole di Renata Soli, veggente originaria di Parma, conosciuta con il nome di Elisa, hanno fatto breccia nel cuore di Maria Chiara Fumarola. La sorella di Luigi, 25 anni, scomparso da Bisignano il 10 luglio scorso, dopo giorni di serrate ricerche ed in preda all’angoscia, ha contattato la medium, per tentare di capire cosa fosse successo al ragazzo. «Lo vedeva con il volto riverso a terra tra la fitta vegetazione ed un corso d’acqua – racconta -. Le ho mandato una mappa e lei ha individuato l’area di Contrada Mucone come il luogo in cui giaceva Luigi. Abbiamo allora concentrato proprio in quella zona, i nostri sforzi nelle ricerche, ma senza successo. Finché la mattina di Ferragosto un nostro parente in cerca di fichi d’india, si è imbattuto nel corpo di mio fratello, ai piedi di un fossato».

In attesa di identificazione

Maria Chiara vuole la verità. L’esito della comparazione del Dna disposto dai magistrati per l’identificazione del cadavere, non è stato ancora reso noto, ma lei non ha dubbi: «È proprio Luigi. L’abbiamo riconosciuto dalle scarpe rosse, dal giubbino e da quelle spille che utilizzava per restringere la base dei pantaloni. Non sappiamo nulla sulle cause della morte, se gli hanno sparato, accoltellato, o magari drogato». L’esame tossicologico è atteso con particolare interesse: Luigi Fumarola aveva ereditato dal padre Alessandro la passione per la kick boxing: fisico atletico e muscoloso, sarebbe stato difficile sopraffarlo e costringerlo a raggiungere la località isolata in cui poi si presume sia stato ucciso. «Non so perché gli abbiano fatto del male. Sicuramente Luigi non meritava questa fine a soli 25 anni. In questo momento di profonda sofferenza Renata Soli mi è stata accanto. E’ una donna straordinaria. Mi ha detto di aver visto dietro di lui tre uomini e una donna, girati di spalle, le persone che hanno fatto male a mio fratello. Persone a lui molto vicine e di cui si fidava. Ci sta aiutando a ricostruire la verità». Poi l’appello: «Chi sa parli. Voglio giustizia e chi ha compiuto questo orrore deve pagare». Ecco l’intervista che abbiamo realizzato