«Ognuno è chiamato a fare il proprio dovere, soprattutto in questa terra». Così il  capo della polizia, Franco Gabrielli, oggi a Reggio Calabria per ritirare il premio speciale alla legalità intitolato al senatore Luigi De Sena. Prima di rispondere alle domande dei cronisti infatti, Gabrielli ha ricordato la memoria del “super prefetto” contro la ‘‘ndrangheta, scomparso tre anni fa.

«De Sena, un grande poliziotto»

Un momento questo di grande intensità. Gabrielli che-  ha firmato il registro contro la criminalità organizzata- ha così ricordato la figura di De Sena: «Il prefetto De Sena è stato prima di tutto un grande poliziotto, un grande investigatore, un profondo conoscitore delle dinamiche criminali, ma poi è  stato anche e soprattutto prefetto di questa città e il prefetto non è soltanto l'istituzione responsabile della sicurezza che gli addetti ai lavori definirebbero strategica, è il responsabile della coesione, della capacità dei soggetti istituzionali di fare squadra; il principale lascito del prefetto De Sena - ha aggiunto - sia stato quello di avere costruito un percors di coinvolgimento delle comunità e delle istituzioni. Quanti ce ne vorrebbero? Il più possibile. Però non si può vivere solo di rimpianti, quello che è stato deve essere in qualche modo monito per un verso e uno stimolo per l'altro, il prefetto De Sena non va rimpianto, va semplicemente emulato».

Il tema della sicurezza

Tanti gli argomenti affrontati dal capo della Polizia tra questi la sicurezza nazionale, l’impiego sul territorio delle forze dell’ordine e poi anche la carenza dell’organico e i contratti di lavoro. - «Insicurezza economica, precarietà e degrado, insistono sul senso di insicurezza percepito dai cittadini. Da tempo ormai dibattiamo se ha più rilievo la cosiddetta sicurezza rilevata, cioè quella delle statistiche, che vede il nostro paese tra i più sicuri al mondo, o la percezione che i cittadini hanno della loro sicurezza che vede il nostro tra i Paesi nei quali vi è maggiore percezione di insicurezza. Noi-ha continuato Gabrielli- ci dobbiamo interessare il giusto delle statistiche, perchè se i cittadini hanno una percezione di insicurezza, le statistiche non possono essere l'unica risposta a questo tipo di problematica. Ovviamente sulla percezione insistono non solo i cosiddetti indici di delittuosità, ma anche elementi che hanno poco a che fare con la nostra capacità, la capacità delle forze di polizia di far fronte ai problemi. Mi riferisco all'insicurezza economica, alla precarietà, al degrado, che come voi potete immaginare hanno molto poco a che fare con la capacità delle forze di polizia di far fronte a questi fenomeni».


Quindi, ha concluso Gabrielli: «Il tema non è quali siano i reati per i quali i cittadini devono avere maggiore preoccupazione, ma cosa le istituzioni nel loro complesso devono fare per dare una risposta adeguata. Istituzioni che però non possono essere lasciate da sole, nel senso che la risposta deve coinvolgere anche le comunità».