Il sindacato annuncia: «Se le lotte fino ad adesso condotte non porteranno a risultati saremo costretti a spostare il conflitto sul piano giudiziario»
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«Sulle cronache cittadine si moltiplicano le iniziative che paventano una mortificazione dei professionisti dell’Azienda ospedaliera Pugliese-Ciaccio nell’ambito della costituenda azienda unica, risultante dall’integrazione con l’Azienda ospedaliera universitaria Mater Domini. Analogo grido di allarme dovrebbe riguardare gli ospedalieri che lavorano all’interno della stessa Azienda Mater Domini che rischiano di fare la fine dei vasi di coccio di manzoniana memoria, stretti tra due categorie di vasi di ferro». È quel che dichiara il segretario AOU Mater Domini Cgil Medici, Anna Rotundo.
«Infatti, da una parte abbiamo i medici universitari che godono di tutele derivanti dall’essere non già dipendenti del servizio sanitario nazionale ma direttamente ed unicamente afferenti al mondo accademico. In quanto tali destinatari, nell’ambito dell’attuale (anche se scaduta ormai da tempo) convezione Università-Regione, praticamente di tutti gli incarichi apicali e sub-apicali disponibili in ambito assistenziale nell’azienda Mater Domini. Dall’altra abbiamo gli ospedalieri dell’Azienda Pugliese-Ciaccio che hanno prerogative di carriera, in termini di assegnazione di strutture, siano esse semplici o complesse, e di incarichi professionali che sono state negate agli ospedalieri dell’Azienda Mater Domini, i quali, in caso di integrazione, verranno trattati in subordine, non avendo maturato nel tempo titoli comparabili ai colleghi del vicino ospedale».
«A scanso di equivoci quanto riconosciuto ai colleghi dell’Azienda Pugliese-Ciaccio trova evidentemente riscontro nella qualità dell’impegno professionale da essi prestato. Tuttavia, il problema grave ed ineludibile è la continua svalutazione delle prospettive e di sviluppo professionale di un categoria medica sulla quale si regge gran parte dell’attività assistenziale del Campus di Germaneto ed alla quale l’attuale direzione aziendale (come pure le precedenti) non riconoscono i diritti elementari, rendendoli l’anello debole della catena del processo di integrazione».
Questa situazione sta determinando un esodo dei professionisti medici dell’Azienda Mater Domini verso la pensione (chi può farlo) o verso altri ospedali, impoverendo ulteriormente le competenze dell’ospedale e determinando un crollo delle prestazioni assistenziali. La perdita di opportunità professionali dei medici è direttamente collegata alle diminuite chances dei pazienti di essere curati. Questi ultimi, a loro volta, stanno migrando verso altri luoghi di cura. Tale grido di allarme si collega con quanto, di recente, dichiarato dal professor Indolfi in merito alla mancata considerazione di cui gode il suo reparto sul piano assistenziale da parte delle istituzioni competenti».
«Se le lotte fino ad adesso condotte non porteranno a risultati questa organizzazione sindacale si vedrà costretta a spostare il conflitto sul piano giudiziario nella consapevolezza che, a questo punto, solo un giudice potrà riconoscere quanto dovuto ai professionisti medici dell’azienda Mater Domini in termini di valorizzazione della professionalità e di rispetto dei diritti contrattuali. Tuttavia, l’opinione pubblica dovrà ben riflettere sulla circostanza che lo smantellamento di una istituzione quale l’Azienda Mater Domini, perseguita attraverso l’umiliazione dei medici che vi lavorano, avrà pesanti conseguenze sulla salute pubblica di una comunità già pesantemente provata dal fenomeno della migrazione sanitaria».