È la Calabria il regno dei furbetti della scuola che sfruttano la 104

Nelle primarie e materne a 8 insegnanti su 10 viene concesso il trasferimento motivato dalla necessità di dover assistere un parente disabile ma al Nord la percentuale è vicina allo zero
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di Enrico De Girolamo
9 aprile 2018
13:46

Di primati negativi la Calabria ne ha tanti. Ma uno dei più deleteri è quello che riguarda la concessione di trasferimenti, a scavalco delle legittime graduatorie, per l’assistenza a familiari disabili, garantiti dalla legge 104 del 1992.

 


Il record negativo della Calabria

La nostra, infatti, è la regione dove più alta è la percentuale di insegnanti pubblici che sfruttano in maniera più che sospetta questa conquista di civiltà. Non si spiegherebbe altrimenti la grande differenza statistica tra Nord e Sud, che raggiunge livelli davvero imbarazzanti quando si prendono in considerazione i trasferimenti concessi agli insegnanti della scuola materna e primaria. Per questa fascia di docenti, infatti, il Settentrione si attesta su percentuali da 0 virgola qualcosa (ad esempio, 0,7 per cento in Veneto e 0,9 per cento in Piemonte, ma anche zero assoluto in Friuli), mentre il Meridione fa registrare una media di trasferimenti ottenuti pari al 75 per cento, con la Calabria a svettare su tutti con quasi l’80 percento di trasferimenti giustificati con l’assistenza a parenti disabili.

 

Un buco nero che brucia una montagna risorse pubbliche (a parte i trasferimenti, ci sono i permessi retribuiti) ma che annichilisce anche i diritti di chi, pur non avendo parenti da assistere, potrebbe far valere la propria anzianità di servizio per ottenere il sospirato trasferimento vicino casa, ma viene puntualmente scavalcato da chi fa leva sulla 104 che assicura la precedenza.

 

Trasferimenti anche tra provincia e provincia 

E non stiamo parlando solo di trasferimenti da regioni diverse, ma anche di spostamenti da una provincia all’altra. Anche in questo caso è la Calabria a guidare la classifica, con il 79,5 per cento di spostamenti interprovinciali ottenuti grazie alla 104, a fronte di una media nazionale del 17 per cento. Scendendo nel dettaglio, in testa c’è Cosenza con il 97,1 per cento, seguono Vibo Valentia (87,5 per cento), Catanzaro (78,6 per cento), Crotone (66,7 per cento) e Reggio Calabria (64,9 per cento). Percentuali che crollano a livelli più accettabili quando si prendono in considerazione i trasferimenti all’interno della stessa provincia, a dimostrazione che quando il gioco non vale la candela sono molti di meno gli insegnanti disposti a rischiare di finire nelle maglie dei rari controlli. In questo caso è Crotone a guidare la classifica, con il 46,3 per cento di trasferimenti ex legge 104 all’interno dello stesso territorio provinciale. Seguono Cosenza (30, 9 per cento), Catanzaro (24,8 per cento), Vibo Valentia (23,1 per cento) e Reggio Calabria (19,2 per cento).

 

«Una Pubblica amministrazione efficiente - scrive il portale Tuttoscuola, che ha elaborato le statistiche aggregando i dati del Miur - dovrebbe individuare gli eventuali furbetti. A tutela prima di tutto di chi si trova da anni lontano da casa, magari con situazioni familiari difficili, e pur avendo il punteggio per ottenere il trasferimento, viene regolarmente scavalcato da chi si avvale della precedenza prevista dalla legge 104: situazione accettabile se la disabilità che ha fatto scattare la precedenza è veritiera, inaccettabile se ci fossero delle truffe».

 

Il caso limite: 1.500 giorni di assenza ma lavorava altrove

Una situazione così cristallizzata in decenni di abusi che ormai raramente fa davvero scandalo. Ma a volte accade. Come quando, nel luglio scorso, la Guardia di Finanze portò alla luce i 1.500 giorni di assenza dell’avvocato Alfredo Mercatante, 55 anni, di San Costantino Calabro, docente di materie giuridiche in due istituti superiori di Lodi. Secondo le indagini, nei periodi in cui avrebbe dovuto prestare servizio nelle scuole dove risultava assunto, svolgeva la sua attività di avvocato in Calabria, sfruttando in maniera sistematica i permessi concessi per malattia (la “classica” lombosciatalgia), congedi biennali e aspettative per motivi familiari. Ne parlò tutta l’Italia e l’argomento tornò di moda. I partiti fecero le solite promesse, i ministri presero i soliti impegni, ma nei fatti - come al solito - nulla è cambiato e la legge 104 continua a essere manna dal cielo per i furbetti della scuola.


Enrico De Girolamo

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