La donna in primo grado era stata condannata a 2 mesi e 20 giorni nell'ambito dell'inchiesta Striscia in cui 57 persone in servizio al nosocomio praiese furono denunciate per truffa e interruzione di pubblico servizio
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La Seconda Sezione Penale della Corte di Appello di Catanzaro ha assolto con formula piena (perché il fatto non sussiste) Maria Carmela Mariano, terapista all’ospedale di Praia a Mare, originariamente imputata di concorso in truffa aggravata e interruzione di pubblico servizio. La donna in primo grado, nel processo che si è svolto al tribunale di Paola, era stata assolta dal reato di interruzione di pubblico servizio, mentre era stata condannata a 2 mesi e 20 giorno per il reato di “tentata truffa”, e non di truffa aggravata come le si contestava originariamente.
L'operazione Striscia
La vicenda giudiziaria si riferisce all'operazione "Striscia", l'inchiesta della Tenenza della Guardia di Finanza di Scalea condotta nel 2013 che fece luce sulle attività di 57 presunti furbetti del cartellino dell'ospedale di Praia a Mare, tutti denunciati a piede libero. Questi erano accusati a vario titolo di truffa, con la contestazione delle aggravanti e della continuazione, e interruzione del pubblico servizio, perché non avrebbero rispettato l’orario di servizio ma si sarebbero recati nella struttura in orari diversi da quelli programmati avvalendosi dei colleghi per timbrare il badge, il dispositivo elettronico che controlla gli orari di entrata e di uscita dei dipendenti. Tra il 12 gennaio e il 10 febbraio del 2013 i finanzieri registrarono oltre 10.000 i filmati e le anomalie rilevate furono 136. Dei 57 indagati, soltanto 23 sono stati rinviati a giudizio con rito ordinario, mentre una sola indagata, Maria Carmela Mariano, ha scelto di essere processata con rito abbreviato.
L'assoluzione di Maria Carmela Mariano
Contrariamente alla richiesta di condanna del Procuratore Generale, sono state invece interamente accolte le argomentazioni difensive illustrate dai difensori della donna, gli avvocati Francesco Liserre e Giancarlo Mariano del Foro di Paola, che nei mesi scorsi hanno espletato numerose indagini al fine di dimostrare l’effettiva presenza della loro assistita sui luoghi di lavoro e di conseguenza l'insussistenza dei reati contestati. I due legali, poi, hanno fatto leva «sull’incompletezza delle indagini della Procura - fanno sapere dallo studio legale - che, attestandosi su dati meramente ipotetici e congetturali, difettavano dei necessari riscontri finalizzati alla doverosa dimostrazione, al di là di ogni ragionevole dubbio». Questo il commento dell'avvocato Francesco Liserre: «Dopo un tormentato stillicidio, giudiziario e mediatico, durato diversi anni, un’onesta e irreprensibile lavoratrice ha ottenuto la tanta agognata e meritata giustizia».