Hanno destato molto interesse le storie raccontate da LaC News24 di calabresi che loro malgrado vivono lontano a causa delle scarse opportunità che offre il Meridione rispetto ad altre realtà. Ecco come hanno commentato sui social
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La fuga dei giovani del Sud. I dati Svimez che prevedono 8 milioni di meridionali in meno entro il 2080. Abbiamo sentito chi già vive e lavora al Nord: ne è venuto fuori un ritratto molto amaro di operai, professionisti e impiegati che a malapena sopravvivono.
Fuga dal Sud | I racconti di chi è andato via alla ricerca di lavoro e fortuna: «Al Nord è tutto bello ma siamo come fantasmi»
Il nostro pezzo ha fatto registrare decine di migliaia di visualizzazioni, centinaia di commenti sui social. Da Sud a Nord, genitori e figli, emigrati e quelli che sono rientrati, un confronto franco, anche duro, e poi tanti timori per il futuro. Impossibile pubblicare o anche solo richiamare tutti i commenti. Ma un campione rappresentativo abbiamo provato farlo.
Teresa commenta così il pezzo sulla grande fuga dal Sud: «Amara verità! Da mamma con figli al Nord e in Australia. Ma si può fare ben poco».
Isabella
«Purtroppo la colpa è dei politici meridionali e relativi amministratori che hanno governato e governano il Sud, interessati più al loro tornaconto che agli interessi del popolo meridionale. Inoltre la colpa è anche la nostra (noi meridionali), basti pensare al voto per la Lega(nord) che fa e farà sempre gli interessi del Nord».
Bruno
«La verità, che nessuno ancora vuole rivelare è che il Sud è già morto… ma i nostri politicanti fanno finta di nulla e per fare un po’ di carriera politica o sistemare qualche familiare, continuano a svendersi la propria terra… un po’ come i camorristi quando interrarono liquami industriali nella terra dei fuochi. Per pochi spiccioli, hanno avvelenato anche i loro figli».
Leonardo
«Molti giovani che sono emigrati vivono una vita di successo e soddisfazioni, ma non sempre chi emigra sopravvive».
Dafne
«Insegno a Roma da quattro anni e mi trovo benissimo se non fosse per gli affitti altissimi. Un insegnante ha uno stipendio normale e non può certo permettersi affitti del genere o condividere casa come ai tempi dell'università. Un adulto lavoratore ha bisogno dei suoi spazi. La Calabria mi manca tantissimo ma nella mia terra ho fatto tutti lavori lontanissimi dai miei studi umanistici. Ho studiato per identificarmi con la mia professione e non potevo più “arrancare”. In Calabria si fatica molto di più per realizzarsi».
Sebastiano
«Si assiste a un depauperamento della nostra meglio gioventù. Sono passati i tempi delle valigie di cartone in cui gli stessi seppur semianalfabeti facevano la loro fortuna tra mille sacrifici. Oggi nonostante cultura e apparente benessere, nulla rimane se non una vita da fantasmi».
Francesco
«Sono andato via, con la tristezza nel cuore, un mese fa, non più giovane. Nel mio paese, Belvedere Marittimo, mai chiamato per un incarico comunale (che avrei fatto pure quasi gratis, visto l'amore per la mia cittadina!). Non credo perché incapace, siccome il primo concorso che ho affrontato l'ho superato ed abbastanza bene. Mio figlio, di 14 anni, non vuole spostarsi qui: questo mi divide il cuore facendomi sperare nei giovani, ma anche avendo timore per il loro futuro».
Mariangela
«Se il Sud vuole un futuro, i meridionali devono cambiare il loro modo di essere e di pensare».
Antonio
«Bisogna aumentare l'autodeterminazione nella propria terra e occupare la società civile. E come più volte detto da Gratteri: se non c'è il lavoro va creato».
Mario
«È iniziato da anni lo spopolamento del Sud, ma sono gli stessi cittadini che lo permettono e forse lo vogliono anche».
Pina
«Niente è cambiato dai miei tempi e da quelli di mio padre sul fatto di lasciare la Calabria. Classe politica passata ed attuale solo affarista ed opportunista. Oggi i nostri figli emigrano per essere apprezzati e valorizzati. Non sono gli emigranti di una volta quelli che vanno oltreoceano, lavorano tanto, con impegno e professionalità. Sono ben retribuiti e non sfruttati. I paesi che li ospitano accrescono il loro Pil».
Veronica
«Effettivamente penso che il Sud stia morendo, è facile dire che il sistema non funziona (anche se questa è una grande bella verità), ma la colpa purtroppo è anche nostra, dall'alto al basso... purtroppo regna ancora tanta omertà e paura e questo è quello che distrugge il nostro Paese... è facile andar via... e molto spesso chi sceglie di farlo abbandona la propria patria, i propri affetti per annientarsi... Io credo che il Sud (per esempio la nostra bella Calabria) potrebbe vivere anche di turismo, abbiamo dei posti veramente meravigliosi... ma dobbiamo essere anche noi comuni cittadini a rimboccarci le maniche e far sì che la nostra terra diventi ricchezza. Perciò basta con il silenzio è ora di svegliarci».
Angela
«I ragazzi che fuggono dal Sud sono vittime del mainstrem interessato a trazione nordista, che descrive il Sud come invivibile e incivile quando in realtà è al Nord che si vive malissimo, con buste paga insufficienti, affitti esagerati e violenza crescente. E quando non sono imbevuti di sciocchezze i figli, lo sono i loro genitori che fanno a gara a chi manda il figlio più lontano e invecchiano da soli in grandi case vuote. Il vero lusso è vivere al sud, è qui che c'è la migliore qualità della vita ma solo i più intelligenti e attrezzati mentalmente lo capiscono. Per gli altri pazienza, ognuno fa come vuole...».
Giovanni
«Penso che i nostri figli vanno a lavorare per fare una vita biologica. Niente rete sociale, niente relazioni durature, niente stabilità. L'operaio sociale, magari istruito, colto, ma isolato e facilmente controllabile. Sarà ben difficile aggregare anche una qualsiasi reazione. La paura domina la società che è ammutolita e triste».
Carmine
«Cominciamo a fare la guerra contro l'autonomia differenziata. È un primo passo, ma significativo».
Pierluigi
«È esattamente la realtà. Sopravviviamo!».