«Nel 2002, la scelta di candidare Giuseppe Scopelliti alla carica di sindaco è stata di Paolo Romeo. Nel 2007 Scopelliti doveva necessariamente recuperare Giuseppe Agliano, che per il sindaco era imprescindibile nella gestione del turismo e spettacolo, settore che collegava lo Scopelliti agli ambienti milanesi che ruotano attorno a Paolo Martino, cugino di Paolo De Stefano, e, tramite lui, a Lele Mora».

 

Alberto Sarra pensa soprattutto a difendersi nel quarto interrogatorio davanti al pm Giuseppe Lombardo. È il 19 gennaio scorso quando l’ex sottosegretario siede davanti al sostituto procuratore che ne ha chiesto l’arresto nell’inchiesta “Mammasantissima”. Gli atti sono stati depositati davanti al Tribunale del Riesame di Reggio Calabria ed oggi sono a disposizione delle parti.

 

L'intercessione di Paolo Romeo con Berlusconi per candidare Scopelliti -VIDEO

 

Dieci anni di politica. L’excursus di Sarra parte dalle elezioni del 2000. Per il politico «i riferimenti del collaboratore Fiume non riguardano me ma Giuseppe Scopelliti, come risulta da plurime risultanze di indagine». Anche con riferimento al presunto incontro con Marcello Pesce, riferito da Fiume, Sarra spiega che non riguarda lui ma Scopelliti. Tenta di discolparsi, l’ex sottosegretario, anche quando nega – dati alla mano – l’appoggio della cosca Condello. Così, dopo un veloce passaggio sulle elezioni del 2001 («le dichiarazioni di Fiume riguardano non i miei rapporti con i De Stefano, ma i rapporti di Giuseppe Scopelliti con Nino Fiume e, tramite lui, con i De Stefano e Pino Scaramozzino»), ecco arrivare al punto cruciale: l’elezione comunale del 2002.

 

Qui Sarra è un fiume in piena: «La scelta di candidare Giuseppe Scopelliti alla carica di sindaco è stata di Paolo Romeo, nonostante ci fosse la proposta di candidare me a tale carica. Romeo, in altre parole, mi ha danneggiato. La scelta di Scopelliti è dettata dalla medesima logica di scontro tra Germanò e Marcello Cammera. In sostanza io e le persone a me collegate non eravamo gradite al mondo di Paolo Romeo, di cui Cammera era rilevante espressione amministrativa. È in tale logica che s’inserisce il ritiro delle deleghe a Germanò, da parte di Giuseppe Scopelliti, il cui consapevole ruolo sarò oggetto di approfondimenti successivi quando parleremo delle municipalizzate». Sarra è convinto che tutte le posizioni di potere a lui conferite, in realtà, lo abbiano danneggiato. Come nel 2004, quando venne nominato assessore regionale. Una nomina che «s’inserisce guarda caso nel semestre bianco. Mi crearono una incompatibilità che li avvantaggiava, in quanto liberavo spazio ad Antonio Franco, persona vicinissima al Romeo e soggetto funzionale al suo progetto».

 

Sarra stronca Scopelliti: «Fu appoggiato dal clan De Stefano»

 

Il racconto di Alberto Sarra approda alle elezioni europee del 2004. Lui precisa che, per capire il contesto, bisogna tenere «allargare gli orizzonti e non limitarsi a ricostruzioni parziali o locali, come tali semplicistiche e fuorvianti». Per Sarra, il disegno di Romeo «in relazione ad Umberto Pirilli va riferito anche alle componenti politiche facenti capo a Matteoli ed Alemanno all’interno di An». Ed è qui che s’inserisce il ruolo di Giuseppe Scopelliti che, «quale strumento privilegiato di tale progetto, subiva condizionamenti da Paolo Romeo; quest’ultimo, infatti, inserendo la candidatura di Pirilli, aveva “inchiodato” Scopelliti alla carica di sindaco del Comune di Reggio Calabria». Sarra si mostra sicuro. Il motivo? «Sono stato destinatario di una confidenza di Scopelliti nel 2003: in quell’occasione Peppe mi disse che aveva davvero intenzione di candidarsi alle europee del 2004, cosa che poi non avvenne per le ragioni che ho appena spiegato».

 

Sarra rivela poi l’esistenza di un rapporto fra Pasquale Maria Tripodi, ex consigliere regionale, e Paolo Romeo, «per averli visti dialogare insieme al consiglio regionale». Di rilievo anche le dichiarazioni fatte circa la posizione di Antonio Caridi. Per Sarra le parole del pentito Moio, «collocano in modo corretto i rapporti di Caridi con soggetti di vertice della cosca Tegano». Caridi, che, fra l’altro, ad avviso di Sarra fu appoggiato dalla cosca Libri/Caridi. Il senatore viene poi collocato come persona vicinissima a Franco Chirico, altro soggetto arrestato in “Mammasantissima”.

 

Sarra si sposta poi su Giuseppe Antonio Italiano, chiarendo che i suoi rapporti «si spiegano alla luce della volontà di Italiano di presentare un ricorso al Tar contro un’interdittiva antimafia che aveva colpito lui o soggetti a lui riferibili. In vista del ricorso, Italiano mi era stato presentato da Alfredo Ascioti. Italiano mi risultava avere rapporti con il giudice Pastore».

 

I fatti del 2007. È qui che il racconto di Sarra si fa ancora più denso di particolari: «Da quando è stato eletto Giuseppe Scopelliti, non ho avuto alcun rapporto con l’amministrazione comunale di Reggio Calabria. È quella una fase in cui non ho rapporti con Paolo Romeo. I miei rapporti con Seby Vecchio, non sono correttamente ricostruiti negli atti. In realtà Vecchio prescinde da me come soggetto politico, in quanto l’indicazione di Vecchio da parte mia è stata necessitata e si spiega alla luce della necessità di Scopelliti di recuperare Giuseppe Agliano.

 

Agliano, Martino e Lele Mora. Ma perché era così importante riportare in auge una persona come Giuseppe Agliano? Perché lui era l’uomo del turismo e dello spettacolo. Un settore che permetteva a Scopelliti di entrare in collegamento con i vari Paolo Martino e Lele Mora. «Devo precisare – spiega Sarra – che del Martino sono stato difensore di fiducia, nell’autunno 2007. Contestualmente a tale nomina, Martino mi presentò proprio a Lele Mora, il cui studio era nei pressi di piazzale Loreto». È a questo punto che Lombardo chiede a Sarra se pensa che quella sua nominata possa aver avuto l’effetto di imbrigliarlo politicamente: «Effettivamente l’incarico legale – spiega Sarra – può essere stato un disegno più ampio del Martino, per farmi capire i suoi legami con Mora e con l’amministrazione comunale».

 

 

Consolato Minniti