VIDEO | Del 26enne di Scaliti, nel Vibonese, inghiottito dalla lupara bianca, si cercano tracce da cinque mesi. L’iniziativa dei suoi amici e di Libera per chiedere ancora una volta verità
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Momenti di intensa partecipazione, commozione e trasporto hanno caratterizzato, nell’ex sala consiliare di Filandari, l’iniziativa in ricordo di Francesco Vangeli, il 26enne di Scaliti inghiottito dalla lupara bianca tra il 9 e il 10 ottobre scorsi. La manifestazione, promossa da familiari e amici del giovane a 5 mesi esatti dalla sua sparizione, ha visto la partecipazione del coordinamento vibonese dell’associazione antimafia Libera e dei familiari di altri giovani vittime di violenza mafiosa, tra i quali i congiunti di Francesco Prestia Lamberti - 16enne di Mileto ucciso da un coetaneo nel maggio del 2017, e Stefano Piperno, giovane insegnante di Nicotera, ucciso e bruciato nel giugno del 2018.
La madri dei due giovani, Marzia Luccisano e Luigia Pagano, hanno affiancato e sostenuto Elsa Tavella, mamma di Francesco Vangeli, con le loro toccanti testimonianze, legate tra esse dallo stesso tragico filo conduttore. Ad animare l’incontro anche il referente provinciale di Libera Vibo Giuseppe Borrello e l’attivista Francesca Pagnotta affiancati dai promotori dell’incontro Gilda Guerrera, Domenico Lagadari, Salvatore Porretta e Marzia Maccarone. Molti i presenti in una sala dalla quale ancora una volta si è levata forte la richiesta di verità e giustizia sulle sorti del giovane di Scaliti e di tutte le vittime innocenti della violenza e della prevaricazione mafiosa, come ha fatto, tra gli altri, anche Federico Vangeli, fratello di Francesco, in prima fila insieme agli altri familiari.
L'appello della madre Elsa Tavella
Commovente la testimonianza di Elsa Tavella: «Nei miei appelli ripeto sempre la stessa: “chi sa parli”. Qualsiasi cosa, anche in forma anonima, invii una lettera, venga a casa, ma ci dia elementi per ritrovare Francesco. Lui, come hanno detto i suoi amici, era un ragazzo solare, tranquillo, amava la vita. Aveva tanto da dare. Poi, da un anno a questa parte, si era un po’ dissociato. Era cambiato: forse questa ragazza con cui si frequentava voleva tenerlo per se. Io so solo che me l’ha strappato dagli occhi, me l’ha portato via». Quindi sul decorso delle indagini ha aggiunto: «Anche le forze dell’ordine, gli inquirenti, mi hanno più volte rassicurato dicendomi “stiamo lavorando”. Io so che sono trascorsi cinque mesi oggi e non vedo niente. Sto male per questo, non c’è più vita. Mai avrei immaginato che Francesco potesse morire cosi. Avrei accettato forse una morte per malattia, ma trovarmi qui, dopo cinque mesi, senza un corpo senza sapere dov’è Francesco, questo è davvero troppo da sopportare. Non vedo un futuro davanti a me, vedo solo tanto dolore».
In attesa di risposte
Da parte sua il referente di Libera Giuseppe Borrello ha affermato: «Non vogliamo che questo sia l’ennesimo caso di lupara bianca. Siamo pronti ad incalzare la magistratura - ha detto - per avere quelle risposte che spettano alla mamma e alla famiglia. Una vicenda dolorosa, che non è una storia privata ma racconta i nostri territori, le sue tante difficoltà. Dove un ragazzo non può vivere liberamente i suoi sentimenti. Anche oggi noi chiediamo che chi può fornire elementi per ritrovare il suo corpo lo faccia. Siamo grati a Elsa e a quanti come lei hanno il coraggio di affrontare questo dolore con la testimonianza». La stessa Elsa Tavella, insieme a molti familiari di vittime innocenti di mafia sta prendendo parte a “Cento passi verso il 21 marzo”, l’iniziativa di Libera Vibo e Kalabria Trekking promossa in vista della Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti.
Il servizio di Cristina Iannuzzi
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