A Scaliti di Filandari, in fondo al paese, c’è la grande casa in cui viveva Francesco Vangeli assieme ai suoi cari. C’è l’intera famiglia raccolta. «Da venti giorni – dice con voce stanca una parente – è come se vi fosse una veglia funebre. C’è un via vai infinito. Eppure non abbiamo un corpo sul quale piangere...».

L’immenso vuoto in casa Vangeli

Francesco uscì di casa alle 22 del 9 ottobre. Non è più rientrato. Mariangela, la sorella quindicenne, lo aspetta ancora sul divanetto delle carezze: «Quando era stanco, quando era giù, mi urlava “Mariangela… Vieni a farmi le coccole…”». Col viso innocente di un’adolescente che in quella casa ha conosciuto serenità e amore, racconta di Francesco come un ragazzo adorabile. La sua scomparsa ha cambiato la vita di tutti. Marco e Federico, i suoi fratelli, alternano poche parole a sguardi nel vuoto. Ci sono le nonne, zii e cugini. C’è papà Valerio. È un uomo prestante dai modi gentili, sta in disparte. Ha insegnato a suo figlio, il primogenito, l’arte del ferro. E Francesco era diventato, poco più che ventenne, il capo dell’azienda di famiglia. Un ragazzo serio, un lavoratore instancabile, anche un artista. Quel tavolino in ferro tutto intarsiato all’ingresso della grande casa di Scaliti è un’opera sua.

Gli occhi di mamma Elsa

«Francesco… un ragazzo meraviglioso. Meraviglioso in tutto». Elsa è sua madre. Ha due occhi verdi smeraldo velati dalle lacrime. La sua è una bellezza che resiste allo strazio di questi giorni. È impossibile capire fino in fondo la sofferenza di una mamma che da così tanto tempo non ha più notizie di suo figlio. Un figlio che – dice Elsa – vive nel suo cuore, ma la sua anima sente che non è più su questa terra. «Lo so che non c’è più, ma io lo rivoglio…». Spera che chi si è macchiato di un simile abominio abbia un briciolo di residua coscienza, una goccia di quella carità cristiana che possa consentire ad una famiglia perbene, a modo, dalla comunità conosciuta e amata, di riavere ciò che resta di un giovane di appena ventisei anni che era un faro tutti.

Una vita felice in Toscana

Ma perché è scomparso Francesco? Chi l’ha fatto sparire? Perché la lupara bianca ha inghiottito un altro innocente? Le indagini dei carabinieri sono incessanti. Il fascicolo è in bilico tra la Procura di Vibo Valentia e la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Ma che c’entra la mafia con un ragazzo così amabile e pulito, senza ombra alcuna? L’inchiesta, nel suo incedere, continua a definire una vicenda dai contorni agghiaccianti.
Una storia che dev’essere raccontata partendo da circa undici anni fa, quando Francesco, ancora quindicenne, raggiunse il papà a Pisa. In Toscana iniziò a sgobbare sin da adolescente, a “farsi un’arte” e fu lì che ebbe inizio la sua nuova vita. Tornava solo periodicamente al paese d’origine, per riabbracciare la madre e i fratelli, e diede tutto se stesso per il lavoro: un’azienda piccola, che presto divenne sua, capace di crescere, di lavorare con gli enti pubblici, di mostrare il volto pulito di una Calabria che non esporta solo mafia e soppressate, ma anche sudore, sacrificio, talento. Francesco a Pisa s’integrò perfettamente e conobbe tanti amici. Trascorse dieci anni sereni, felici, ricchi di soddisfazioni.

L’amore e la sua esistenza a un bivio

Nell’estate del 2017 la sua vita, però, giunse di nuovo ad un nuovo bivio. Grazie ai social network entrò in contatto con una ragazza che viveva a pochi chilometri da Scaliti. Giovanissima, avvenente, ma anche inquieta dopo aver vissuto pochi anni prima un’immane tragedia. Francesco divenne il suo punto di riferimento, il suo conforto. Lei, per Francesco, l’amore. La ragazza lasciò così la Calabria per raggiungere Pisa ed iniziare con Francesco una vita insieme. Avevano una loro casa mentre papà Valerio, rispettando la loro privacy, continuò a vivere per conto suo. Per la giovanissima fidanzata, però, la convivenza lontano dalla famiglia divenne col tempo un peso difficile da sopportare. Così, nella scorsa primavera, Francesco per amore suo, decise di tornare a vivere in Calabria.

Un altro uomo, l’attesa di un bambino

Era innamoratissimo, ma il loro rapporto sarebbe stato segnato da alti e bassi. Gelosie, litigi. Si lasciavano e dopo qualche settimana si ritrovavano. E sarebbe stato proprio durante una delle fasi più burrascose del loro rapporto che lei avrebbe conosciuto un altro ragazzo, di qualche anno più grande anche di Francesco. Un tipo - come avevamo anticipato in altri servizi - di San Giovanni di Mileto, pluripregiudicato e con stretti rapporti e legami parentali con esponenti di primissimo piano della criminalità organizzata. Ma Francesco di quella ragazza era troppo innamorato e perdonò quel flirt maturato durante la fase di crisi che aveva vissuto la loro relazione. Anzi, quando la ragazza scoprì di essere incinta, lui iniziò a ventilare ai suoi familiari anche l’ipotesi del matrimonio. Perché Francesco sentiva di essere il padre di quel bambino. Per gli inquirenti è questo lo snodo cruciale di una dolorosissima vicenda che registra la sua svolta la sera del 9 ottobre.

La scomparsa: le ombre su quella notte

Intorno alle 22, il ragazzo uscì di casa sereno, sorridente. Non disse dove era diretto. Benché non fosse sua abitudine uscire ad una certa ora, nessuno si preoccupò. Circa un’ora e mezza dopo la madre iniziò a chiamarlo: il telefono squillava a vuoto. Elsa continuò incessantemente ad intervalli regolari, ma venti minuti prima della mezzanotte lo smartphone smise di essere attivo. Il resto è un fatto cronaca che finora non ha fatto abbastanza rumore e che invece dovrebbe scuotere le coscienze: Francesco non è tornato a casa, al mattino la denuncia di scomparsa, la sera la sua Ford Fiesta ritrovata bruciata a breve distanza dallo svincolo di Mileto. Una fonte ha riferito che quella sera si fosse recato a San Giovanni di Mileto per «prendere delle misure per alcuni lavori», in casa di quel pregiudicato. Un’altra fonte sostiene che quel pregiudicato, peraltro già ristretto ai domiciliari, avesse ricevuto Francesco Vangeli per offrirgli della grappa. Tutti dettagli all’attenzione degli inquirenti, chiamati a fare chiarezza su un presunto atroce movente: Francesco è stato fatto sparire per aver difeso il suo amore? Per aver difeso la paternità di quel bambino?

L’appello di sua madre

«Io non intendo accusare nessuno – dice mamma Elsa, tra le lacrime ma in un contegno di toccante decoro nella sofferenza – Io non intendo parlare delle vicende sentimentali di mio figlio. Io chiedo solo di riaverlo, di sapere dove sia. Se qualcuno sa qualcosa, ci faccia avere notizie. Vi prego…». Poi un appello alle istituzioni: «Riportatelo da me, fatemi sapere che fine ha fatto il mio Francesco…».
Domani sera, alle 20, a Scaliti di Filandari, la comunità si raccoglierà in preghiera nella Chiesa di San Pietro Apostolo. A ciò seguirà una fiaccolata silenziosa fino all’abitazione della famiglia Vangeli. Non rimanga sola questa famiglia, la parte sana della società civile stia al suo fianco. Si spezzi questo silenzio, il nome e la storia di Francesco, scuotano le coscienze.

 

Pietro Comito e Cristina Iannuzzi