Un tempo si chiamava mercato delle vacche. Ma i tempi cambiano, e oggi è il “mercato dei borghi”, al quale la Regione ha invitato i Comuni che nel 2018 hanno partecipato, appunto, al bando per la valorizzazione dei borghi della Calabria. Un successone, visto che 361 amministrazioni comunali su 396 partecipanti vennero ammesse al finanziamento, praticamente quasi tutte. Pure troppe per un plafond complessivo di circa 100 milioni di euro a valere sul Fondo per lo sviluppo e la coesione 2000/2006, ma in tempo di elezioni - si sa - chi governa è sempre più generoso.

 

Il bando dei miracoli

Il bando – che non prevedeva nella fase inziale la presentazione di un progetto specifico ma solo la compilazione di una scheda/formulario – portò alla pubblicazione, nell’aprile scorso, di una graduatoria con tutti gli ammessi senza però indicazione delle somme assegnate, che in teoria possono andare da un minimo di 300mila ad un massimo di 1,5 milioni di euro. A fare la differenza sono le caratteristiche che ogni Comune richiedente può vantare, come il fatto di rientrare in un’area di pregio naturalistico, nei confini di un parco o di possedere vestigia archeologiche.
Più “cose” hai, più soldi puoi prendere per valorizzare il tuo borgo. Un calcolo matematico in base al punteggio ottenuto, dunque, se non fosse che dalla pubblicazione della graduatoria, 7 mesi fai, non si è più mossa foglia.

 

L'offerta che non si può rifiutare

Negli ultimi tempi la preoccupazione dei Comuni è cresciuta, nella consapevolezza che i fondi a disposizione, per quanto cospicui, erano risicati rispetto al numero di soggetti ammessi al finanziamento. A far salire il livello d’allarme è stata anche una voce incontrollata secondo la quale la Regione era pronta ad annullare tutto per riproporre un nuovo bando più razionale. Invece, a quanto pare, la soluzione trovata ha un sapore decisamente più elettoralistico. Martedì scorso, infatti, sono cominciate a pervenire delle convocazioni via Pec per invitare i sindaci, o chi per loro, al Dipartimento regionale Urbanistica e Beni culturali. Ricevuti uno per volta in queste ore per un colloquio vis à vis, è cominciata la trattativa, o il mercato, come lo si vuole definire. In pratica, la Regione propone ai singoli Comuni una cifra “transattiva” – mettiamo, ad esempio, 400mila euro - da versare entro 15 giorni nelle casse dell’ente, a patto che il sindaco “rinunci ad ogni contestazione in sede giudiziaria sugli atti amministrativi che di conseguenza adotterà la Regione”. Tutto messo a verbale, nero su bianco.
C'è chi accetta lo "spirito" del gioco e rilancia («400mila euro sono pochi, facciamo 500mila»), proprio come al mercato. E alla fine, come nelle compravendite più scafate, si arriva a un prezzo condiviso. Una stretta di mano, una firmetta e via, avanti un altro.

 

«Mai vista una cosa simile»

«È un ricatto», sibila incredulo un sindaco che si rigira tra le mani il documento, che alla fine ha deciso comunque di firmare. «Ma dove si è mai vista una cosa simile? –aggiunge, chiedendolo più a se stesso che ad altri -. È un ricatto, non c’è altra parola per definire questo accordo. Se non avessi accettato il mio Comune rischiava di rimanere con un pugno di mosche in mano, dunque alla fine ho ritenuto di dover cedere, anche se sulla carta avremmo dovuto ricevere molti più soldi rispetto a quelli che sono disposti a darci».
Pochi, maledetti e subito. Perché la data delle elezioni si avvicina e non c’è più tempo da perdere.


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