I dettagli dell'inchiesta in cui risultano indagate 195 persone e che ha portato al sequestro di oltre 100 immobili sono stati illustrati stamani a Cosenza
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Torrenti deviati, colline sfregiate dal cemento, piazze e condotte messe lì dove un tempo c'erano prati, campi e scoli d'acqua. Tutto, ovviamente in modo abusivo ed improprio. Insomma, contro natura. Addirittura la condutture fognaria a Rossano sarebbe stata costruita nel letto del torrente Citrea e a Corigliano, invece, interi agrumeti sarebbero stati piantati nell'alveo dei fiumi. È quello che ha accertato l'operazione Flumen Luto (dal latino fiume di fango), condotta ieri dai Carabinieri forestali coordinati dalla Procura di Castrovillari e illustrata stamani a Cosenza presso il comando provinciale dell'arma Forestale alla presenza del procuratore generale della Corte d'Appello di Catanzaro, Otello Lupacchini, del procuratore capo di Castrovillari, Eugenio Facciolla, dei graduati della Forestale Adolfo Mirabello e Vincenzo Perrone.
195 gli indagati, tra dirigenti e rappresentanti istituzionali regionali, provinciali e comunali, 100 gli immobili sequestratori per un'inchiesta che potrebbe presto avere un seguito. Questo lo ribadito ancora oggi il procuratore capo di Castrovillari, Facciolla. Che ha aggiunto come ci siano ancora oggi reati ambientali persistenti, «probabilmente più gravi di quelli del 2015 che hanno provocato il disastro alluvionale».
Facciolla: «Gli eventi alluvionali del 2015 non hanno avuto carattere straordinario»
Poi una precisazione nuova ed inedita fatta dallo stesso capo della procura del Pollino. «Gli eventi atmosferici che si sono verificati l’11 agosto del 2015 a Corigliano-Rossano, così come evidenziano le relazioni tecniche, non hanno avuto il carattere dell’eccezionalità. Sicuramente sono state piogge insistenti ma che se la natura non fosse stata violentata dalla mano dell’uomo probabilmente non avrebbero provocato quanto, invece, accaduto. E per fortuna non ci sono state vittime».
A Corigliano ben 83 edifici sono senza permessi
Su Rossano risultano realizzati 21 edifici R4 e R3, 14 dei quali senza permessi a costruire. Omissioni di controllo e autorizzazioni non legittime. Su Corigliano 104 gli edifici realizzati in aree individuate dal Piano di assetto idrogeologico R4, 83 dei quali senza permessi. A stupire – e lo ha sottolineato anche Facciolla – è che la stragrande di questi immobili abusivi sono stati sanati con condono.
Ci sarà un Flumen Luto 2
«Questo è un primo intervento – ha precisato ancora Facciolla – che è necessitato da due fattori. Il primo è quello di evitare che situazioni di pericolo concreto continuino a rimanere sulla testa di soggetti che sono inconsapevoli. Il secondo, è quello di evitare quello che purtroppo si sta nuovamente verificando. Cioè, che nelle zone in cui sono stati evidenziati insediamenti abusivi si è continuato a costruire». Tutto lascia presagire, quindi, che il seguito dell’operazione Flumen Luto possa avere carattere preventivo o comunque focalizzato non più sul pregresso, già evidenziato e opportunamente delineato dalla Procura e dai Carabinieri forestali, ma su nuovi abusi, già evidentemente messi sotto la lente della magistratura.
Lupacchini: «Colpevole la mano dell'uomo»
«Sicuramente c’è la mano e l’opera dell’uomo ad aver creato il disastro ambientale a Corigliano-Rossano. Gli eventi atmosferici del 2015 non sono stati nuovi. Senza dubbio quanto accaduto è stato devastante ma quel tipo di precipitazione non è né la prima né l’ultima che si verificherà in quelle aree». Questo, invece, quello che ha detto il procuratore generale della Corte d’Appello di Catanzaro, Otello Lupacchini. C’è bisogno, quindi, di repressione e prevenzione per far sì che non si verifichino più danni di quella portata. Che nel 2015 non hanno procurato vittime «ma solo – ha ricordato Lupacchini - per una coincidenza fortuita».
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