Sono 13 le persone finte in carcere, 3 ai domiciliari e 2 con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. È il bilancio di una operazione scattata all’alba in Sicilia ma che coinvolge anche la Calabria e in particolare le province di Reggio Calabria e Vibo Valentia.

Lo spaccio di droga

L’indagine scaturisce dagli esiti di complesse e articolate indagini sviluppate dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Messina dal febbraio 2021, a seguito delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, che ha parlato del coinvolgimento di uno dei principali odierni indagati quale promotore di una strutturata associazione finalizzata al traffico dello stupefacente operante principalmente nella zona sud della città di Messina. Nel dettaglio, dall’inchiesta è emersa l’esistenza di un gruppo criminale che aveva, di fatto, pressoché quasi interamente monopolizzato l’approvvigionamento, nella città di Messina, dello stupefacente del tipo cocaina, che poi veniva spacciato al dettaglio nel capoluogo, ma anche nel comune di Tortorici, ove è stata accertata l’esistenza di un’autonoma piazza di spaccio gestita da alcuni degli indagati originari della cittadina nebroidea.

Il ruolo della 'Ndrangheta

La pericolosità del sodalizio criminale investigato e la sua elevata caratura criminale è stata dimostrata dalla circostanza che lo stesso si approvvigionava dello stupefacente - da immettere sulla piazza messinese - da un esponente di spicco della famiglia Nirta, ai vertici della ‘ndrangheta calabrese. Nello specifico uno degli arrestati è figlio Giuseppe Nirta, 82 anni, detenuto all’ergastolo per le vicende inerenti la faida di San Luca, nonché fratello di Sebastiano Nirta, 51 anni e Francesco Nirta, 48 anni entrambi detenuti all’ergastolo per il loro coinvolgimento nella strage di Duisburg, avvenuta in Germania il 15 agosto 2007 in cui vennero uccise 6 persone origine calabrese, alcuni dei quali ritenuti esponenti della cosca rivale Pelle – Vottari. Il fornitore, a sua volta si avvaleva di un’articolata rete di corrieri, tutti residenti nella provincia di Vibo Valentia alcuni dei quali incensurati, che si occupavano della consegna dello stupefacente “a domicilio” fino alla città di Messina.

Il trasporto della droga

Particolarmente ingegnose erano le modalità di trasporto dello stupefacente dalla Calabria a Messina in quanto, per sfuggire a eventuali controlli, in particolare ai frequenti controlli presso l’area “imbarcaderi” dei traghetti in arrivo a Messina, gli indagati utilizzavano autovetture modificate in alcune parti della carrozzeria, per ricavarne appositi nascondigli (doppi fondi) ove occultare la sostanza illecitamente trasportata. Inoltre, a dimostrazione dell’efficienza della compagine criminale investigata, è stato documentato come il fornitore calabrese avesse collaborato alla realizzazione del programma criminoso fornendo all’associazione messinese telefoni riservati alle comunicazioni dedicate all’attività illecita.

Nel corso delle indagini sono state documentate varie forniture di sostanze stupefacente dalla Calabria alla Sicilia, con il rinvenimento e sequestro – in una circostanza quale riscontro dell’inchiesta – di 3 chilogrammi di cocaina, accertando come l’illecita attività di traffico di stupefacenti fosse florida e in grado di assicurare il continuo afflusso di sostanza sul mercato cittadino. Oltre alla città di Messina, i vertici dell’associazione erano in grado di rifornire di stupefacente anche alcuni soggetti che operavano nella cittadina di Tortorici, con i quali avevano creato un canale privilegiato di fornitura. In particolare proprio a Tortorici ai Carabinieri era ben noto l’attivismo di alcuni pregiudicati del posto, anche per aver ricevuto numerose segnalazioni dalla cittadinanza di Tortorici.

I solidi legami tra criminalità messinese e calabrese

In particolare 4 giovani del posto avevano costituito in loco un ben organizzato commercio di stupefacenti, tanto da effettuare quasi settimanalmente richieste di approvvigionamento a Messina. I militari dell’Arma, nell’attesa di intervenire, hanno inteso rafforzare il quadro indiziario nei confronti degli indagati ed in particolare nei confronti di una coppia di fratelli di Tortorici, capaci di stabili interlocuzioni con l’organizzazione di Messina. L’odierna indagine conferma i consolidati legami tra la criminalità messinese e quella calabrese nel sempre florido mercato degli stupefacenti, che esponenti della ‘ndrangheta sono in grado di far giungere sull’Isola attraverso lo stretto di Messina. L’operazione condotta dai Carabinieri a alle prime luci dell’alba della mattinata odierna, ha impegnato oltre 120 militari del Comando Provinciale di Messina, impiegati anche nelle provincie di Reggio Calabria e Vibo Valentia.

I nomi

Le persone arrestate dai carabinieri nell'operazione antidroga a Messina, Reggio Tortorici e Vibo Valentia sono:

  • Giuseppe Mazzeo, 50 anni,
  • Rosario Abate 35,
  • Carmelo Barile, 36,
  • Andrea Calcò Labruzzo, 27,
  • Giuseppe Castorino, 31,
  • Graziano Castorino, 48,
  • Carmelo Gennaro Conti, 35,
  • Giuseppe Costanzo Zammataro, 43,
  • Francesco Leandro, 22,
  • Cettina Mazzeo, 25,
  • Maria Minutoli, 58,
  • Francesco Nesci 21,
  • Paolo Nirta 45,
  • Maurizio Savoca, 53,
  • Alessandro Talamo, 35,
  • Mirko Talamo 35,
  • Gregorio Tassone, 30,
  • Marika Trischitta, 35,
  • Gregorio Vainella, 23

Tutti in carcere, tranne Cettina Mazzeo e Trischitta che hanno obbligo di dimora mentre Nesci, Zammataro, e Conti sono ai domiciliari.