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Erano 13 a Catanzaro davanti al gup e sono diventati 14 a Salerno. Dalle carte del Tribunale di Salerno che dispone la fissazione dell’udienza preliminare bis nell’ambito dell’inchiesta sulle firme taroccate vergata dal sostituto procuratore Gerardo Dominijanni e poi passata per competenza territoriale al collega della Procura campana Carmine Olivieri, compare il nome dell’attuale consigliere regionale del gruppo misto Domenico Tallini, sotto accusa insieme all’ex assessore al Personale del Comune di Catanzaro Massimo Lomonaco, il dirigente di Forza Italia Maurizio Vento, il dipendente comunale dell’ufficio anagrafe Onofrio Dominaci, salvato dal gip da una pronuncia di interdizione dai pubblici uffici richiesta dal pm, la segretaria del movimento “Per Catanzaro” Barbara Veraldi. E ancora, Michele Leone, Angelica Mauro, Tommaso Caruso, Immacolata Dolce, Giovanni Dolce, Elena Leone, Emanuela Carioti, Giulia Montesano, Filippo Lucanna, nomi questi ultimi in prima battuta coperti da omissis. A loro carico si ipotizza a vario titolo la violazione della legge elettorale, falso ideologico e materiale in atto pubblico e favoreggiamento personale. Gli atti sono finiti a Salerno dopo che il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Catanzaro Pietro Scuteri il 29 gennaio scorso aveva accolto l’eccezione di incompetenza, avanzata dai legali, per territorio e per funzione del giudice catanzarese sul presupposto che devono considerarsi “persone offese” tutti gli elettori catanzaresi, quindi anche i giudici. A dirla tutta il nome di Tallini in un primo momento era finito nell’inchiesta della Procura di Catanzaro, ma la sua posizione venne stralciata, tant’è che il suo nome non comparì più nell’avviso di conclusione indagini. Nulla di più facile che il pm Dominijanni nel trasferire gli atti a Salerno, abbia compreso anche il fascicolo relativo alle accuse mosse in prima battuta allo stesso politico, almeno a giudicare dalle carte del Tribunale di Salerno, in cui sono allegati anche i capi di accusa addebitati a Tallini da parte della Procura salernitana, imputazioni tra l’altro, identiche a quelle mosse dal collega di Catanzaro quando fece spedire (anche al consigliere) gli avvisi a comparire che valgono come informazioni di garanzia, utilizzando la stessa terminologia nello scrivere “che Lomonaco, Tallini e Veraldi in concorso tra loro quali istigatori e Dominiaci quale impiegato all’ufficio anagrafe del Comune di Catanzaro e dunque pubblico ufficiale, avrebbero falsamente attestato che le firme relative alla dichiarazione di presentazione della lista numero 7 denominata “Per Catanzaro” dei candidati al Consiglio comunale per l’elezione del sindaco, erano state apposte in sua presenza previa identificazione dell’identità dei dichiaranti”. Fatti commessi dal 26 al 30 marzo 2012. Quel termine “istigatore” che all’epoca fece andare su tutte le furie Tallini, negando di essere stato colui che avrebbe indotto, in concorso con altre persone, un pubblico ufficiale a formare e sottoscrivere firme false per il movimento “Per Catanzaro”, fosse solo perché non si sarebbe mai occupato degli aspetti burocratici né della sua lista, quella del Pdl, né tanto meno di quella della coalizione di centrodestra, lista “Per Catanzaro” compresa. Mentre Lomonaco e Veraldi in concorso tra loro avrebbero commesso un falso, apponendo sulle dichiarazioni di presentazione della lista incriminata una sfilza di nomi e cognomi, circa un centinaio, che per la formazione di un’unica lista non sono affatto pochi. Ma anche l’attuale esponente di Forza Italia, all’epoca dei fatti vice presidente del Consiglio provinciale Maurizio Vento ci avrebbe messo del suo in tutta questa vicenda. Lui in qualità di vice presidente dell’Ente intermedio e quindi in veste di pubblico ufficiale, in concorso sempre con Lomonaco e Veraldi avrebbe falsamente attestato, secondo le ipotesi accusatorie, che alcune firme «erano state opposte in sua presenza, previa identificazione dell’identità dei dichiaranti. Fatti commessi a Catanzaro il 26 marzo 2012, due mesi prima delle contestate competizioni comunale, che portarono gli uomini della Digos il 7 maggio 2012 a spedire una dettagliata informativa al sostituto procuratore Dominijanni, che a stretto giro aveva già individuato una serie di persone, responsabili di vendere voti in cambio di promesse di lavoro o di favoreggiamento personale. Ed è proprio quest’ultima ipotesi di reato che il magistrato contesta alle nove delle quattordici persone, inizialmente omissati. Sentiti, all’epoca dei fatti, in qualità di persone informate dei fatti, dagli uomini della Digos, delegata alle indagini, avrebbero dichiarato il falso: di aver sottoscritto, gli elenchi di presentazione dei candidati della lista “Per Catanzaro” in presenza dell’impiegato all’ufficio anagrafe. Una lista elettorale quella “Per Catanzaro” che non sarebbe mai esistita se non fosse stata taroccata, se quegli elenchi con tanto di nomi e cognomi non si fossero perfezionati con sottoscrizioni fasulle, grazie ad amici, parenti di amici, politici e dipendenti comunali compiacenti. Tutti gli indagati – imputati in trasferta quindi, per l’udienza preliminare fissata davanti al gup del Tribunale di Salerno Emiliana Ascoli il prossimo 15 giugno.
Gabriella Passariello