Pomeriggio da brivido, a Cittanova, tra colpi di fucile e pistola per abbattere un toro che ha causato l’ennesimo incidente stradale. Tutto questo nel primo giorno dei raid in campagna voluti dalla prefettura, che, contro il trentennale scempio delle vacche sacre, ha formato una task force che ha il compito di catturare – in qualsiasi modo – gli animali vaganti in odore di mafia.

 

 

Per interrompere la lunga agonia del toro ferito dopo aver incornato un’auto in transito, gli spari ripetuti di diverse armi hanno raggelato il sangue, mentre il personale del 118 ha da poco finito di soccorrere la donna che, alla guida dell’auto, ha avuto un impatto che non dimenticherà per tutta la vita. Illesa ma in evidente stato di choc l’automobilista, sono proseguite col fiato sospeso le operazioni interforze nelle campagne aspromontane. Una città blindata, campi abbandonati anzitempo dagli agricoltori, mentre gli attivisti del comitato cittadino ai nostri microfoni esprimono soddisfazione per la svolta operativa voluta dalla prefettura.

 

Lo “scontro finale” tra le istituzioni e gli animali però è solo all’inizio. I capi incontrollati che scendono fino in paese sarebbero più di mille. Un censimento impossibile per definizione, però, visto che gli addetti ai lavori distinguono i bovini privi di orecchino identificativo per la tracciabilità – a cui si può sparare perché formalmente non hanno padroni e possono costituire un pericolo per la sicurezza alimentare – e quelli che vivono allo stato brado, pur avendo marchi che li associano a un proprietario. Nella maggior parte dei casi ‘ndranghetisti che in tal modo esercitano in maniera tracotante un controllo del territorio del tutto particolare nella storia del crimine mafioso.