I carabinieri del Nucleo investigativo e dello Squadrone Cacciatori di Vibo lo hanno ritrovato lì dove, probabilmente, ha trascorso interamente la sua latitanza. Ospite di una famiglia di “insospettabili”, in un’abitazione nel centro abitato di Sant’Onofrio.

La cattura di Bonavota 

Domenico Bonavota, 41 anni, al vertice dell’omonima cosca e suo “braccio armato”, non si era mai allontanato dal suo feudo, nonostante sulla sua testa incombano una condanna all’ergastolo nell’ambito dell’operazione Conquista e due ordinanze di custodia cautelare in Rinascita-Scott e nella più recente Imponimento.

Finisce così dopo circa due anni una latitanza vissuta, così come in altre precedenti occasioni, senza mai allontanarsi dall’epicentro dei suoi affari. Il blitz, scattato nella serata di ieri, si è concluso con la resa incondizionata del capoclan che, alla vista degli uomini in divisa, non ha opposto alcuna resistenza. Rischia un’accusa di favoreggiamento la famiglia che ha offerto ospitalità al 41enne.

Arrestati i fiancheggiatori

Due persone sono state arrestate nell'ambito del blitz che ha portato alla cattura di Bonavota. Si tratta di Pino Lucio Laria, di 45 anni, affittuario della casa dove è stato trovato il ricercato, e Antonino Ruggiero, di 23 anni, trovato in compagnia di Bonavota. I due sono stati posti ai domiciliari.

 

Guerini: «Arma presidio di legalità»

«Un'operazione che conferma l'Arma dei Carabinieri presidio di legalità per il Paese. L'arresto di oggi pone fine ad una ricerca durata due anni che assicura alla giustizia un pericoloso criminale». Lo afferma il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, con riferimento all'arresto del boss Domenico Bonavota. «Complimenti - aggiunge - ai militari del Nucleo investigativo di Vibo Valentia e ai Cacciatori di Calabria, reparto nuovo e ad elevatissima specializzazione. Grazie al vostro quotidiano, silenzioso e attento lavoro combattete l'illegalità e affermate nel territorio i più importanti valori della democrazia quali giustizia e ricerca della verità».