VIDEO | Inerti e materiale di risulta sarebbero stati smaltiti in un'ex cava. Si tratterebbe dei resti dei lavori in corso nell'area della chiesa della Misericordia
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Il cantiere della piazza è aperto da 2 anni, la recinzione impedisce finanche il transito da e per le case, e nel centro della scena il materiale di risulta che provoca altri interrogativi inquietanti. Ad Arzona, frazione di Filandari, il fermo immagine nell’area della chiesa della Misericordia è davvero imbarazzante. «Non si sa quando finisce tutto questo», dice al citofono una signora a proposito del calvario che subiscono «da dopo la pandemia».
Chi dovrebbe saperne di più sulla fine del cantiere eterno, la sindaca Rita Fuduli, davanti al municipio coinvolge il direttore dei lavori, Vincenzo Rocco, che al telefono richiama il cronoprogramma ancora traballante: «Intravediamo la fine dei lavori nei prossimi 120 giorni circa, manca solo la firma del subentro di una nuova ditta, la seconda o la terza arrivata nella gara, visto che l’impresa aggiudicataria ha rinunciato quando manca il 20% dei lavori».
Altri 4 mesi, se tutto va bene, ma la situazione dell’impresa Coppola, che ha sede in Campania, diventa interessante anche per l’altra questione che inquieta i cittadini. Tracce del materiale di risulta rinvenibile ancora oggi nell’area, sono state viste – a diversi km di distanza tra gli uliveti di contrada Gatto – all’interno dell’ex cava Corso. Qui si vedono gli stessi resti della pavimentazione della vecchia piazza di Arzona, ma soprattutto – nel vallone inaccessibile senza essere notati – si sente il rumore di un escavatore in azione, segno che nell’ex cava qualche attività sarebbe in corso. «Sono in attesa di ricevere il certificato dell’avvenuto smaltimento in discarica del materiale», precisa Rocco che precisa di «non sapere ad oggi dove il sito indicato dalla ditta». In verità, però, almeno un pagamento a favore dell’impresa campana che ha realizzato l’80% dei lavori con importo di poco inferiore a 200.000 euro, il Comune l’ha già fatto.
Possibile che l’ente abbia pagato l’avanzamento senza sapere dove è stata individuata la discarica da utilizzare ? Interrogativi che addensano il mistero nelle campagne di Filandari, mentre è lo stesso progettista e direttore dei lavori – un tecnico esterno al municipio – ad aggiungerne altri. «C’è stato un subappalto a favore di una ditta locale – sostiene Rocco – ma non so come si chiami l’impresa edile autorizzata dal Rup». Anche qui una domanda: può un direttore dei lavori non sapere come si chiamano i soggetti che quegli stessi lavori eseguono ? Nel caso del subappalto, l’architetto parla di un passaggio formale già avvenuto, mentre per l’altro subentro – quello per terminare il 20% di lavori che manca – nessun contratto e nessuna ditta è stata già individuata. A questo punto, però, in attesa del certificato per lo smaltimento, non è secondario sapere non solo dove, ma soprattutto chi doveva smaltire i rifiuti prodotti dal cantiere.