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Assolto per non aver commesso il fatto. Questa la sentenza emessa dalla Corte d'Assise d'Appello di Catanzaro nei confronti di Stefan Petru Valea, detenuto ininterrottamente dal maggio del 2010 con l'accusa di essere stato l'autore dell'omicidio di Monica Alexandrescu, avvenente connazionale della quale sarebbe stato perdutamente innamorato. L'omicidio è avvenuto nel settembre del 2008 a San Gregorio d'Ippona, in provincia di Vibo Valentia. Monica fu uccisa a colpi di pistola e il suo corpo, dato alle fiamme all'interno della sua utilitaria per cancellare quante più tracce possibili, fu ritrovato solo qualche giorno dopo dai carabinieri. Per Valea, difeso dagli avvocati Bruno Ganino e Salvatore Staiano, il sostituto procuratore generale Raffaela Sforza aveva chiesto la conferma della condanna a 24 anni di detenzione emessa dalla Corte d'Assise di Catanzaro il 31 ottobre 2013.
Secondo l'accusa, tra la vittima (che aveva alle spalle un matrimonio d'interesse e una vita sentimentale farraginosa) e l'imputato (operaio di un'azienda boschiva) c'era un legame affettivamente molto intenso. Valea, quindi, l'avrebbe uccisa perché lei aveva deciso di rinunciare all'amore per concedersi ad un facoltoso imprenditore vibonese che invece assicurava, alla vittima e al suo bambino, agiatezze e tranquillità economica. Il movente di una gelosia folle, dunque. Un movente che al processo d'appello è crollato.