Si tornerà in aula il prossimo 16 maggio, il collegio nuovamente chiamato ad esprimersi sul presunto danno erariale da 5 milioni di euro per la fornitura di emoderivati
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Torna nuovamente al vaglio della Corte dei Conti il sequestro conservativo di beni eseguito lo scorso marzo dal nucleo economico finanziario della Guardia di Finanza di Catanzaro nei confronti di Elga Rizzo e Vittorio Prejanò, rispettivamente ex direttore generale ed ex direttore amministrativo dell'ex azienda ospedaliera Pugliese-Ciaccio per un presunto danno erariale di cinque milioni di euro.
Appello contro il dissequestro
La Procura della Corte dei Conti ha, infatti, proposto reclamo contro l'ordinanza che ha disposto il dissequestro conservativo. Si tornerà, dunque, in aula il prossimo 16 maggio, data in cui il collegio sarà nuovamente chiamato a decidere sul caso che riguarda una serie di transazioni sottoscritte dai due ex manager con la clinica privata Sant'Anna Hospital per la fornitura di emoderivati.
Gli accordi transattivi
Secondo le contestazioni mosse dalla Procura della Corte dei Conti, gli accordi transattivi avrebbero prodotto interferenze nei giudizi pendenti allo scopo di assicurare vantaggi economici alla struttura privata «assolutamente immotivati e irragionevoli» e contestualmente un danno alle casse dell'ente sanitario.
Le somme dovute
Gli accordi transattivi, secondo quanto ricostruito, sarebbero stati promossi in pendenza di due giudizi civili dinnanzi al Tribunale ottenuti dall'azienda contro la clinica privata per ottenere le somme dovute. L'ex direttore generale Elga Rizzo, a partire dall'ottobre del 2012 avrebbe promosso la stipula di una serie di convenzioni attraverso la quale «si stabilivano compensi per le forniture del solo anno 2012 più favorevoli per il privato»; nel maggio del 2013 si «transigevano» poi i crediti pregressi e infine nel giugno 2014 un ulteriore accordo «con ulteriori vantaggi».
Il rinvio dei giudizi
Vittorio Prejanò, in qualità di direttore amministrativo, avrebbe interloquito con l'ex direttore della clinica (Giuseppe Failla, non coinvolto nell'inchiesta contabile) per ottenere il rinvio dei giudizi civili in attesa della definizione delle transazioni, «onde consentire al Sant'Anna Hospital di beneficiare della riduzione dei debiti concessi dall'azienda».
Gli interessi azzerati
In tal modo, avrebbe autorizzato la transazione certificando l'avvenuto pagamento degli interessi dovuti in realtà non versati, «così determinando la cessazione dei due giudizi civili intrapresi contro la clinica privata». Uno dei quali tra l'altro definito in primo grado in favore dell'ente sanitario. «Tali riduzioni dei crediti dell'azienda a favore dell'impresa privata (complessivamente pari, tra capitali ed interessi, a 5 milioni di euro) erano del tutto prive di ogni giustificazione razionale o convenienza economica, in quanto non solo l'azienda aderiva a tutte le pretese di controparte senza una reciproca rinunzia di quest'ultima a sue pretese ma finiva anche per "abbuonare" somme pacificamente dovute come gli interessi moratori».
L'ipotesi di peculato
Il procedimento contabile prende le mosse da una inchiesta della Procura di Catanzaro che vede indagati per il reato di peculato Elga Rizzo, Vittorio Prejanò, Rosanna Frontera ex amministratrice della casa di cura privata e l'ex direttore generale Giuseppe Failla, in relazione ai medesimi fatti. Per tutti è già stato disposto il rinvio a giudizio, il procedimento è in fase di dibattimento. Tuttavia, per le medesime condotte il Tribunale del Riesame non ha ritenuto di procedere al sequestro.