La quiete dopo la tempesta. L’Asp di Cosenza, sull’allontanamento della dirigente Giuliana Bernaudo, destinata per quasi un mese a un poliambulatorio di Amantea, su decisione del commissario straordinario, Vincenzo La Regina, ha fatto retromarcia, evitando così una battaglia legale che, stando le cose, avrebbe certamente perso. Una conciliazione arrivata dopo le denunce giornalistiche fatte da Cosenza Channel che, in un servizio del 3 luglio scorso, aveva raccontato i veri motivi dello strappo tra i vertici Asp e la dirigente del settore che si occupava degli accreditamenti alla sanità privata.

Compromesso per scongiurare la causa in tribunale

La nuova delibera è del 29 luglio scorso, una delle ultime firmate dal direttore amministrativo, Maurizio Nunzio Cesare Friolo, dimessosi di recente per motivi personali, e vergata anche dal direttore sanitario, Martino Maria Rizzo e ovviamente dal commissario Vincenzo La Regina. In sostanza, le parti sono arrivate a un compromesso, sollecitato anche dal professore avvocato, Michele Filippelli, difensore di Giuliana Bernaudo. In sostanza rimane in vigore il contratto individuale, stipulato un anno fa, che dura cinque anni, ma cambia il settore. Dall’unità operativa complessa degli erogatori e Governo della Rete all’Uoc “Sviluppo e Governo dei PDTA e audit”, struttura organizzativa prevista dal vigente atto aziendale quale complessa all’interno del dipartimento di Staff. La Bernaudo, quindi, si occuperà dei percorsi di tutela dei disabili della provincia di Cosenza.

Un passo indietro

La diatriba amministrativa in seno all’Asp di Cosenza inizia quando circolano le intercettazioni disposte dalla procura di Cosenza, ed eseguite dalla Guardia di Finanza di Cosenza, nel periodo compreso tra la notifica dell’ordinanza di custodia cautelare relativa all’inchiesta “Sistema Cosenza” - quella in cui sono indagati l’ex dg Raffaele Mauro, l’ex dg del Dipartimento Salute della Regione Calabria, Antonio Belcastro e i due ex commissari ad acta della sanità calabrese, Massimo Scura e il generale Saverio Cotticelli, tanto per capirci - e l’avvio dei ricorsi dinanzi al tribunale del Riesame di Catanzaro.

L’assenza dei certificati antimafia

L’intuizione del pm Mariangela Farro, fornisce risposte forti e inedite agli investigatori, in quanto la dirigente Giuliana Bernaudo, parlando con Aurora De Ciancio, altra indagata dell’indagine sull’Asp di Cosenza, sbatte in faccia presunte anomalie all’interno dell’azienda sanitaria provinciale, relativamente ai pagamenti delle fatture, in alcuni casi avvenuti «senza avere titolo» e senza «certificati antimafia». La goccia che fa traboccare il vaso, ovvero che manda in bestia l’attuale commissario dell’Asp di Cosenza, è quando la Bernaudo dichiara che «La Regina si sta dimostrando peggio degli altri», facendo riferimento al fatto che ad aprile del 2021 scadevano i contratti con le Rsa «e questo se ne sta fottendo».

«Hanno pagato senza avere titolo»

La tensione sale quando si parla dei rappresentanti delle cliniche private in provincia di Cosenza che andavano a chiedere fatture alla dirigente Bernaudo che, in quel momento, non la prendeva affatto bene: «Questi sono i Greco, perché ieri sono venuti, è venuto Aldo Rizzuto, è venuto Paone, è venuto quel Cataldo Leo, e gli ho vomitato tutto quello che avevo sullo stomaco, ho detto qua non potete venire semplicemente per chiedere le fatture», svelando alla De Ciancio di aver chiesto una nuova collocazione presso un’altra unità operativa complessa, ma con lo stesso ruolo. Il passaggio forte, tuttavia, arriva poco dopo quando la Bernaudo afferma che «fino ad adesso questi non hanno fatto certificati antimafia, hanno pagato senza avere titolo, hanno fatto tutti gli imbrogli possibili ed immaginabili… e non è successo niente… chi li ha toccati… non li ha toccati nessuno», perché, sempre a dire della Bernaudo, nell’Uoc dov’era lei «hanno agito per anni, per anni, non hanno verificato un requisito, hanno pagato senza avere titolo».

Da Amantea a Cosenza

Passano pochi giorni dalla pubblicazione di queste intercettazioni e la Bernardo trasloca forzatamente sul Tirreno cosentino, nonostante avesse fatto tante segnalazioni ai vertici dell’Asp di Cosenza sulle presunte anomalie riscontrate. La Regina la spedisce ad Amantea. Qualche settimana dopo sul tavolo del commissario arriva una diffida inviata per conoscenza anche al ministro della Salute, Roberto Speranza, e al commissario ad acta della sanità calabrese, Guido Longo. La Regina dunque scongiura la causa in tribunale, trovando un accordo-compromesso che, per ora, salva capre e cavoli. Ma le “antenne” della magistratura erano e rimangono accese…