È tempo di ripartenza in tutte e cinque le province calabresi: su le saracinesche per negozi, bar e ristoranti. Ancora pochi i clienti e tante le spese, soprattutto per adeguarsi alle linee guida
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È il giorno della ripartenza. Molte le attività che oggi hanno potuto riaprire i battenti dopo più di due mesi di stop: bar, ristoranti, parrucchieri, negozi di scarpe e di abbigliamento. Molti coloro che hanno scelto di non riaprire, perlomeno non subito: linee guida pubblicate troppo tardi per potervisi adeguare correttamente o troppo onerose da sostenere, soprattutto per le attività più piccole. Timida ripartenza, dunque, un po’ in tutta la Calabria. A regnare è ancora l’insicurezza e l’affluenza della clientela sembra essere ancora scarsa rispetto al periodo pre lookdown. Non manca comunque la fiducia: in fondo siamo ancora al primo giorno...
Cosenza, i negozianti: «Dobbiamo crederci»
«Abbiamo investito tutto quello che avevamo nella sanificazione e nei dispositivi individuali, ma dobbiamo crederci perché il danno economico è stato enorme». Antonio Nardi, titolare di un negozio di abbigliamento nel centro di Cosenza, si mostra cautamente fiducioso. In città la ripartenza è timida ma ha già dato segnali positivi. «Le linee guida sono assolutamente generiche e confusionarie - aggiunge Nicola Fortino - ma noi stiamo cercando di offrire ai nostri clienti sicurezza e serenità, perché è importante crederci. Sulla collezione primaverile siamo costretti ad applicare degli sconti, ma sulle calzature da cerimonia abbiamo avuto il calo maggiore». Non tutti i negozi di Cosenza hanno riaperto; i piccoli hanno preferito restare chiusi lamentando costi di adeguamento onerosi. Altri sono in attesa che vengano consegnati i disinfettanti e i guanti da esporre all'ingresso. Molti lamentano linee guida poco chiare e diversità tra le disposizioni dell'Inail e della Regione.
Catanzaro, le incertezze dei commercianti
Riapertura nel segno dell'incertezza per il futuro a Catanzaro e non per tutti. Molti i negozi aperti, ma alcuni hanno preferito tenere ancora abbassate le serrande, visto anche il poco tempo - le linee guida sono state rese note solo ieri sera - per mettersi a posto. Al centro dell'attenzione, soprattutto parrucchieri e bar. In un salone del centro, le fasce bianche e rosse delimitano le postazioni off limit, mentre il titolare attende le prime clienti con indosso il camice monouso, maschera e guanti. Dopo oltre 2 mesi, anche i banconi dei bar sono tornati ad essere frequentati dai clienti per un caffè "vecchio stile". Ma i dubbi tra i commercianti restano. «Se non avremo accesso al credito - dice Marisa Costa, titolare di un negozio di abbigliamento del centro - molti di noi finiranno nelle mani degli usurai. In questi mesi di lockdown i costi li abbiamo avuti ugualmente. Gli ultimi decreti governativi e regionali non sono ancora stati pubblicati. La volontà non ci manca ma ci serve aiuto».
Crotone, tanta paura e pochi soldi
«Abbiamo aperto ma l'affluenza non c'è. Noi che avevamo già aperto per i bambini siamo un po' più organizzati dei colleghi perché le linee guida sono arrivate troppo in ritardo. Per fortuna sono meno restrittive di quello che era stato annunciato». Marcello Sacchetta del negozio Bfashion di Crotone appare piuttosto sconfortato. «Noi nel negozio - prosegue - prendiamo tutte le precauzioni. Diamo ai clienti maschere e guanti perché provino i capi solo in questo modo. C'è però incertezza, c'è paura e pochi soldi. Ripartire non è facile perché i volumi di cassa si fanno in base al numero di clienti che entra. Non abbiamo avuto alcun tipo di aiuto per i costi sostenuti comunque. Se va bene ai saldi riusciremo a recuperare qualcosa, altrimenti la perdita è secca». Non va meglio al negozio Mas di Saverio e Giuseppe Masellis. Si tratta di un'attività specializzate negli abiti da cerimonie. «Il settore è il più penalizzato - dice Saverio Masellis - perché avevamo 60 matrimoni, tutti spostati ad altra data. Tutta la collezione è rimasta invenduta. Avevamo acquistato anche già abiti per alcuni matrimoni anticipando i soldi e poi ci siamo ritrovati nel lockdown. Noi ci siamo esposti ma ci sono rimasti gli abiti invenduti. Siamo a zero fatturato, i costi rimasti e quando siamo tornati per organizzare l'apertura abbiamo scoperto che ci hanno tagliato il telefono per il mancato pagamento di bollette e ridotto la potenza elettrica nonostante le promesse del governo». «In questo momento - aggiunge - non possiamo neppure usare il pos per eventuali pagamenti elettronici perché siamo senza linea. L'idea è di convertire il negozio, ma oltre ai problemi di liquidità per acquistare la merce ci sono anche problemi di fornitura perché i produttori sono rimasti fermi».
Vibo Valentia, pochi clienti e incassi esigui
Abbigliamento per adulti, parrucchieri, bar, pelletteria hanno riaperto i battenti anche a Vibo Valentia. Gel igienizzanti sull'uscio, obbligo di mascherine, percorsi di entrata ed uscita (per chi ha la possibilità) e ingressi contingentate a seconda della grandezza degli ambienti sono le regole osservate da tutti. Nessun assalto ai bar come qualcuno temeva. Basta un giro per il centro per rendersi conto che in tanti sono ancora titubanti e che la voglia di un caffè al momento non riesce ad aver la meglio sulla paura. «La gente ancora non si sente sicura, è comprensibile - commenta il titolare di un locale del centro - e inevitabilmente rinuncia a caffè e cornetto al bar che sono un 'must' per gli italiani». Aperti anche i parrucchieri. «È tutta una grossa incognita - dice uno di loro - io sto lavorando per appuntamenti e le richieste non mancano, ma certamente sarò comunque in forte perdita rispetto al passato». Pochi clienti e incassi esigui per i negozi di abbigliamento per adulti.
Reggio Calabria, clima di fiduciosa attesa
Ripartenza decisa anche se non come i ritmi del periodo antecedente al lockdown per la fase 2 a Reggio Calabria. Bar, barbieri e negozi di abbigliamento e calzature del centro sono aperti e stanno lavorando nel centro della città che lentamente si sta animando. Meno movimentati i ristoranti ma non si dispera. «Mi sono dovuto inventare un po' tutto io seguendo però le indicazioni del Dpcm e delle ordinanze - dice il titolare del Papo'S Cafè nella centrale via De Nava - e ho realizzato la possibilità di ingressi ed uscite separati. La fiducia c'è, speriamo che le cose vadano per il meglio». Sulla stessa arteria, certo meno trafficata del solito ma comunque non deserta, c'è anche la sala da barba di Totò che lavora solo per appuntamento con mascherine, distanziamento, igiene continua della strumentazione e delle mani. C'è un clima di fiduciosa attesa tra gli esercenti che hanno alzato le saracinesche: «Le prossime ore e i giorni a venire - dicono - saranno decisivi».