L'ex presidente del Consiglio regionale è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio politico mafioso. Dopo il tentativo di collaborare, stralciata la posizione del boss Nicolino Grande Aracri per il quale le indagini ora continuano
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Sono 24 gli indagati nei confronti dei quali la Procura della Repubblica di Catanzaro ha emesso l'avviso di conclusione indagini nell'ambito dell'inchiesta "Farmabusiness" incentrata sulla cosca Grande Aracri, accusata di reimpiegare i capitali illecitamente accumulati per investirli nel business della distribuzione dei farmaci.
Un'indagine, condotta dai carabinieri dei Comandi provinciali di Crotone e Catanzaro e coordinata dai sostituti procuratori della Dda di Catanzaro Domenico Guarascio e Paolo Sirleo, che vede coinvolti esponenti del clan di Cutro, professionisti e politici tra i quali l'ex presidente del Consiglio regionale della Calabria Domenico Tallini, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e di voto di scambio politico mafioso.
Le accuse mosse agli indagati sono, a vario titolo, associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, detenzione illegale di armi, trasferimento fraudolento di valori, tentata estorsione, ricettazione e violenza o minaccia a un pubblico ufficiale.
Concluse le indagini anche per Domenico Scozzafava, accusato, tra l'altro, di avere fornito un importante contributo «occupandosi degli interessi economici del sodalizio, con riguardo agli investimenti dei proventi dall'attività della consorteria, la cura delle operazioni imprenditoriali, anche sofisticate, partecipando alla riunione, con altri esponenti di vertice del sodalizio, in cui se ne stabilivano le strategie».
Proseguono invece le indagini nei confronti del boss Nicolino Grande Aracri, la cui posizione è stata stralciata dopo il suo tentativo di collaborare con la giustizia. Una collaborazione che non ha convinto i magistrati della Dda i quali, in una relazione, hanno sottolineato la sua inattendibilità e «il sospetto peraltro che l'intento collaborativo celasse un vero e proprio disegno criminoso». La finta collaborazione di Nicolino Grande Aracri potrebbe essere nata dal fatto che nell'inchiesta Farmabusiness sono coinvolti la moglie del boss Giuseppina Mauro, la figlia Elisabetta e il fratello Domenico. A loro la chiusura indagini è stata notificata.