Operazione “Isola felice”, accolta l’eccezione difensiva sulla retrodatazione dell’associazione per delinquere. Fra gli accusati, l’ex direttore della Motorizzazione civile di Catanzaro e alcuni funzionari
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Non doversi procedere per intervenuta prescrizione del reato per tutti gli imputati, prima ancora di iniziare il dibattimento. Accade a Lamezia Terme, dove i giudici hanno chiuso il processo “Isola felice”, accogliendo una eccezione della difesa che ha fatto centro, stroncando ogni possibilità di proseguire oltre. Sul banco degli imputati c’erano l’ex direttore e i funzionari della Motorizzazione civile di Catanzaro accusati di associazione per delinquere e di decine di episodi di falso ideologico in atto pubblico.
L’indagine
Il procedimento “Isola felice” nasce dall’attività investigativa della Polizia Stradale di Lamezia Terme nei confronti dei vertici della Motorizzazione civile di Catanzaro che, d’accordo con i titolari di alcune autoscuole, avrebbero realizzato una serie infinita di falsità ideologiche in atto pubblico, illecitamente strumentalizzando la funzione pubblica da essi rivestita.
Secondo la Procura della Repubblica, infatti, all’interno della Motorizzazione di Catanzaro era stata costituita una vera e propria associazione per delinquere, capeggiata dal direttore provinciale, Ingegner Gaspare Pastore (difeso dall’avvocato Alfredo Foti del Foro di Roma), e dai funzionari della stessa Motorizzazione, Carmelo Tripodi (difeso dall’avvocato Giovanni Gerace del Foro di Locri) e Francesco Laudadio (difeso dall’avvocato Pietro Chiodo del Foro di Catanzaro), nonché partecipata dai titolari di autoscuola Vincenzo De Sensi (avvocato Giuseppe Spinelli del Foro di Lamezia Terme), Sebastiano Fruci (avvocato Massimiliano Carnovale del Foro di Lamezia Terme), Giulio Marino e Nicola Oliveto (avvocato Francesco Oliveto del Foro di Salerno), Gennaro Vecchi (avvocato Domenico Vilella del Foro di Lamezia Terme).
Un sodalizio criminoso che, secondo gli inquirenti, era finalizzato alla sistematica e programmatica commissione di reati di falso – tra cui falsificazioni di patenti di guida, di certificati di formazione professionale, di certificati ADR, di collaudi e di certificati di revisione dei mezzi – con unicità del disegno criminoso fra lo scopo associativo ed i reati realizzati.
Il processo mai partito
Tuttavia, dopo alcuni rinvii dovuti a difetti di notifica od a problemi di composizione del collegio, alcuni giorni addietro, il Tribunale di Lamezia, prima ancora dell’inizio del dibattimento, ha scagionato tutti gli imputati per intervenuta prescrizione di tutti i capi d’accusa.
In effetti, in sede di questioni preliminari, alcuni dei difensori hanno eccepito l’intervenuta prescrizione non solo dei singoli reati fine contestati, ma anche dell’associazione a delinquere di cui all’articolo 416 del codice penale, attraverso una questione giuridica afferente la cosiddetta retrodatazione della contestazione associativa.
In particolare, i penalisti, hanno rilevato e sostenuto come la presunta consorteria criminale, benché formalmente ritenuta ancora permanente, avrebbe dovuto essere temporalmente contestata in relazione ai reati fine e, per l’effetto, circoscritta all’ultima condotta di falso imputata.
I giudici, condividendo in pieno la tesi dei difensori, hanno così sentenziato l’intervenuta prescrizione della fattispecie associativa e di tutti reati fine contestati.