Il patrimonio di un anziano deceduto nel 2017 ha attirato l’attenzione di un imprenditore edile che insieme alla madre avrebbe architettato il sistema per entrare in possesso di conti correnti e risparmi. La talpa nelle Poste e il ruolo di un noto avvocato (ASCOLTA L'AUDIO)
Truffa dei testamenti, Federconsumatori: «Gli eredi si attivino per recuperare le somme derubate»
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Sono in tutto sei gli accessi informatici abusivi al sistema di Poste Italiane documentati nelle indagini condotte congiuntamente dalla compagnia carabinieri e dalla squadra mobile di Catanzaro che questa mattina hanno portato il gip del Tribunale di Catanzaro – su richiesta della Procura - ad emettere una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di nove persone accusate a vario titolo di truffa, falso, autoriciclaggio e riciclaggio, accesso abusivo a sistema informativo e corruzione.
Gli accessi abusivi
Sei accessi abusivi che sarebbero stati eseguiti da Luciano Crispino, dipendente delle Poste, su sollecitazione dell’imprenditore edile catanzarese Marco Scalzo, tra il giugno 2018 e il marzo 2020. L’obiettivo sarebbe stato quello di verificare la posizione contrattuale di dieci clienti di Poste Italiane che risultavano intestatari di polizze assicurative, buoni postali e depositi di risparmio; deceduti ma senza eredi legittimi.
L'eredità
L’operazione però sarebbe andata in porto per uno solo di questi clienti. Il signor Fabio, un uomo deceduto il 5 gennaio del 2017 titolare alle Poste di diversi investimenti finanziari ma mai riscossi. Così Ortenzia Fabiano, madre di Marco Scalzo, si sarebbe presentata dinnanzi ad un notaio presentandosi come unica erede dell’uomo e facendo pubblicare al professionista un testamento olografo falso che sarebbe stato utilizzato successivamente da Giuseppe Aiello, in qualità di procuratore speciale, per riscuotere le somme negli uffici postali.
Un milione e mezzo
Polizze assicurative, buoni postali e depositi di risparmio intestati all’uomo deceduto ma incassati dai presunti eredi per un valore complessivo di 1.405.148 euro. Quasi un milione e mezzo di euro trasferiti successivamente su un conto corrente bancario accesso in un istituto di credito soltanto pochi mesi prima e intestato a Ortenzia Fabiano ma su cui Marco Scalzo era delegato ad operare.
I bonifici
Da lì poi una serie di bonifici disposti con le più svariate causali: “regalo di mamma”, “regalo nonna per mio nipote” ma anche verso la compagna, Sara Moumen, che avrebbe provveduto a rimovimentarli verso una società denominata Samar «società di comodo costituita da Scalzo e a lui riferibile» secondo la ricostruzione degli inquirenti e anche verso altre società: la Adam «sul quale Scalzo era delegato ad operare»; la ditta individuale Sonia Matera e la Web World Genius o ancora la Flash Repair Franchising di Gianfranco Cappellano. Insomma, una fitta movimentazione di denaro che sarebbe servita, secondo l’ipotesi degli inquirenti, a mascherare la reale provenienza.
L'eredità divisa
Tutti però avrebbero ottenuto una parte dell’eredità. Ortenzia Fabiano e Marco Scalzo 1.405.148 euro «avendo gli stessi movimentato e ripartito l’intero ammontare derivante dalla riscossione»; a Gianfranco Cappellano sarebbero finiti 261mila euro «corrispondente alla movimentazione da lui effettuata sia attraverso il proprio conto corrente sia quello della Web World Genius»; a Sonia Matera sarebbe toccato 85mila euro ottenuto attraverso la movimentazione delle somme attraverso la sua ditta individuale e infine a Sara Moumen 270mila euro attraverso i bonifici effettuati sulla Samar.
Il dipendente infedele
Anche il dipendente delle Poste avrebbe ottenuto il suo guadagno: «È emerso in modo inconfutabile la percezione da parte di Luciano Crispino di almeno 3mila euro mediante prelevamento su conto corrente riferibile a Marco Scalzo quale prezzo del delitto di corruzione».
I legittimi eredi
Non in tutti i casi però l’operazione di prelievo alle Poste sarebbe andata a buon fine. Il 14 aprile del 2020 Gianfranco Cappellano si sarebbe procurato il certificato di morte del signor Carmelo, un uomo deceduto il 12 febbraio del 2020 dichiarando che servisse alla zia per pratiche testamentarie. Così Roberto Barbuto si sarebbe presentato dinnanzi ad un notaio presentandosi come unico erede dell’uomo e facendo pubblicare un testamento falso. In questo caso però la liquidazione non sarebbe andata a buon fine a causa della denuncia presentata dagli eredi legittimi.
L'avvocato Bruno
Proprio in questa operazione è rimasto coinvolto l'avvocato Raffaele Bruno, ex amministratore unico della società municipalizzata Amc di Catanzaro. In qualità di procuratore speciale si sarebbe recato all'ufficio postale per la riscossione dell'eredità con un testamento falso ma senza riuscire nell'intento. Tuttavia, le attività di indagini non avrebbero preso spunto dalle denunce dei legittimi eredi, una volta scoperto il tentativo di appropriarsi dell'eredità del congiunto bensì da una serie di accertamenti fiscali sull'imprenditore edile.
In breve tempo, Marco Scalzo avrebbe infatti fatto sfoggio di un nuovo ed elevato tenore di vita. Proprio da qui sono scattati gli accertamenti sulla provenienza delle somme di denaro che hanno infine consentito di ricostruire il furto dell'eredità.