«Mafioso, corruttore, ti denunciamo»: lo studente di Bisceglie insultato da Mary Modaffari dopo la denuncia mentre altri “colleghi” chiedevano domande e tesine per passare gli esami senza sforzo. Qualcuno potrebbe finire nel mirino della Procura pugliese
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È stato un uomo di Bisceglie, uno dei tanti presunti truffati nel sistema degli Zero titoli scoperchiato dalla Procura di Trani, a far partire la slavina che ha portato agli arresti per i falsi diplomi. Il primo a denunciare e a chiedere chiarimenti sul diploma acquisito con tanto di certificato di equipollenza dell’Università La Sapienza di Roma.
Avrebbe chiesto spiegazioni al telefono e si sarebbe sentito rispondere con una raffica di insulti. Maria Saveria Modaffari, la «responsabile della Unimorfe International University» che l’accusa considera uno dei perni del sistema, lo avrebbe definito «mafioso», «corruttore» e «psicopatico, offendendolo nella propria dignità e minacciando che lo avrebbe perseguito penalmente “facendogliela pagare”». L’uomo avrebbe allegato alla denuncia gli screenshot tratti dal proprio telefono assieme ad altre «offese» che avrebbe ricevuto nel giorno di ferragosto del 2020 su Messenger, «offese mirate, a suo dire, a dissuaderlo dal continuare a denunciare ad altri la truffa in atto perpetrata dalla Uniforma. È il primo step di un'inchiesta destinata a coinvolgere decine di persone e, forse, centinaia di studenti che ancora non hanno scoperto di aver pagato per ottenere certificati falsi.
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Nel fascicolo del pm di Trani Francesco Tosto e del procuratore aggiunto Achille Bianchi, ci sono molte denunce presentate dai corsisti dopo che molti di loro hanno capito di essere stati truffati. Alcuni per aver ricevuto comunicazioni dal ministero dell’Istruzione, che li ha esclusi dalle graduatorie dopo aver vagliato i titoli esteri che sono la chiave del «meccanismo criminale» individuato dalla Procura pugliese. Altri in maniera più traumatica dopo il licenziamento deciso dagli istituti scolastici in cui lavoravano.
Falsi diplomi, da truffati a truffatori: l'inchiesta si allarga
Il giudice per le indagini preliminari Corvino ha definito gli studenti «soggetti passivi della truffa» ma l’inchiesta potrebbe allargarsi. Qualcuno dei corsisti potrebbe, infatti, finire nel registro degli indagati se emergesse la consapevolezza di aver acquistato lauree, diplomi e qualifiche irregolari. Sono le intercettazioni a suggerire l’ipotesi: in alcuni casi i dubbi che gli esami del corso per il sostegno fossero falsati è molto concreto. Dai dialoghi emergono richieste esplicite. Uno dei corsisti avrebbe chiesto «tutta la batteria di domande delle specializzazioni al sostegno». La risposta di una delle principali indagate: «Dagliele però dite che si devono comportare bene».
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Una studentessa intercettata è stata ancora più esplicita: «La discussione di questa tesina cos’è? Cioè bisogna farla per forza? Perché non c’è tempo né testa di fare ste cose...». Ci sarebbero poi casi di studenti che avrebbero passato l’esame senza frequentare i corsi. Con un patto chiarissimo sullo sfondo: basta pagare per portare a casa una certificazione.
Gli indagati calabresi nell’inchiesta Zero titoli
Marcello Aremare (1967), nato a Rosarno e residente a Cornaredo;
Maria Ornella Attisano (1967), nata a Sant’Ilario dello Jonio e residente a Locri;
Vincenzo Coluccio (1991), nato a Locri e residente a Roccella Jonica;
Andrea Figliuzzi (1976), nato a Stoccarda e residente a Serra San Bruno;
Anna Maria Mangiola (1966), nata a Roma e domiciliata a Condofuri;
Fortunata Giada Modaffari (1991), nata a Reggio Calabria e residente a Roma;
Maria Saveria Modaffari (1986), nata a Reggio Calabria e residente a Condofuri;
Giovani Modaffari (1953), nato a Condofuri e residente a Bagnara Calabra.