“Vista l'istanza depositata in data 25.10.2018 dai Curatori del fallimento "Istituto Ninetta Rosano s.r.l.", si dispone il differimento dell'udienza per la verifica delle domande di insinuazione al passivo alla data del 13.12.2018, alle ore 10:00”. E' scritto così nelle comunicazione inoltrata a due curatori fallimentari, Pasquale Di Martino Giuseppe Castellano, incaricati di sbrogliare la matassa del fallimento della Inr srl, società di gestione della clinica privata belvederese fino al luglio scorso di proprietà della famiglia Tricarico. A firmare il documento, il giudice del tribunale di Paola, la dottoressa Marta Sodano.

Precedentemente la data era stata fissata al 18 novembre 2018, ma a causa delle elevate richieste di ammissione al passivo da parte dei creditori, che al momento superano abbondantemente le 250, è stato evidentemente necessario per gli inquirenti prendere altro tempo.

Il fallimento della clinica Tricarico

Dopo un lungo iter e molte polemiche, la società Istituto Ninetta Rosano s.r.l. viene dichiarata fallita dalla sezione fallimentare del tribunale di Paola lo scorso 17 luglio.

I giudici che hanno preso parte alla camera di consiglio, la dott.ssa Simona Scovotto (presidente), il dott. Franco Caroleo (Giudice) e la dott.ssa Marta Sodano (Giudice relatore), hanno quindi pronunciato il decreto di inammissibilità della procedura di concordato preventivo ex art.162 1. fall. in relazione alla procedura concordataria n° 4/2016, la cui domanda è stata depositata da Istituto Ninetta Rosano s.r.l. in persona del legale rappresentante pro tempore.

Per motivare tale decisione i giudici hanno ripercorso in dieci pagine la storia della clinica degli ultimi anni, appuntando dettagliatamente i debiti e le imperizie che hanno portato all’inevitabile epilogo.

L'ipotesi di bancarotta fraudolenta

Nemmeno dieci giorni dopo la sentenza, precisamente il 26 luglio 2018, le Fiamme Gialle, su ordine della procura di Paola, hanno effettuate diverse perquisizioni sia negli uffici della clinica di Belvedere, sia negli uffici dell'Asp di Cosenza e della Regione Calabria, nonché in alcune abitazioni.

Benché gli atti di indagine ancora in corso siano coperti da segreto istruttorio, accreditate fonti giornalistiche hanno riferito che la procura di Paola abbia ipotizzato il reato di bancarotta fraudolenta.