Conferenza stampa a Catanzaro per annunciare il sit-in davanti al Comune: «Noi siamo portatori sani di diritti e pertanto pretendiamo rispetto, per gli operatori, per le famiglie, per gli ospiti»
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Il rischio è che anche questa vicenda si areni nella palude della rassegnazione e del deja vu. Per questo Il Forum del Terzo Settore di Catanzaro e la stessa Fondazione Betania hanno convocato una conferenza stampa ad horas per annunciare una convinta presa di coscienza e tramutarla in una manifestazione pubblica da tenere il 7 agosto davanti al Municipio cittadino.
Nella sala conferenza della grande struttura del quartiere S. Maria al tavolo dei lavori il presidente del Forum Terzo Settore provinciale Rosario Bressi e lo stesso massimo dirigente della fondazione padre Piero Puglisi.
L'attacco è frontale contro tutti, sia Regione che Comune capoluogo. «Alla Regione hanno approvato un regolamento vergognoso che sottintende una volontà di togliere i pazienti dagli istituti, lasciandoli alle cure dei familiari - hanno detto i protagonisti della conferenza stampa - Il nuovo sindaco di Catanzaro a settembre scorso proprio qui promise che a gennaio il settore sociale avrebbe preso il volo, ma siamo a luglio e lo stallo è ancora totale».
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«La vicenda mi coinvolge interamente, sia nel mio ruolo di presidente del Forum Terzo Settore Catanzaro e Soverato sia per aver vissuto la giovinezza qui vicino a quella che era Villa Betania, punto di riferimento da sempre del sociale - ha detto Rosario Bressi - Non entro nel merito e non giudico, ma i crediti rischiano di non essere più esigibili. C'è il rischio di pericolosa deriva generale, anche per tutte le strutture condotte che non mettono al primo posto i profitti ma l'assistenza, che non hanno mai comprato like sui social o peggio pubblicato post sponsorizzati. A noi sembra insopportabile che chi dovrebbe fare fronte comune stia in silenzio. La mobilitazione del 7 agosto - ha continuato - deve segnare una svolta di definitiva chiarezza. Abbiamo il sostegno del CSV e di tutte le associazioni. Anche loro pretendono un nuovo rapporto con la pubblica amministrazione: siamo stanchi di fare la stampella di altri. Noi siamo portatori sani di diritti e pertanto pretendiamo rispetto, per gli operatori, per le famiglie, per gli ospiti».
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«Anche se un giudice ha deciso con poche righe di spazzare 80 anni di storia, mettere sulla strada 350 famiglie e 500 ospiti abbiamo il dovere di difenderci. È già inoltrato il ricorso al tribunale fallimentare, poi eventualmente proporremo concordato fallimentare e se necessario andremo in Cassazione». L'intervento di padre Piero Puglisi, presidente di Fondazione Betania, è stato come al solito razionale per quanto allarmato ed allarmante.
«Quindici su diciassette strutture sono ora gestite da Karol Betania, mentre le altre due sono affidate ai liquidatori che però facendo altri mestieri mi hanno chiesto di condurle sotto la loro supervisione. È un momento di transizione e mi auguro che nessun "buontempone" decida di revocare gli accreditamenti.
Anche Karol Betania su cui adesso grava l'onere gestionale di quasi tutte le strutture potrebbe subire ripercussioni. Stiamo allerta con tanta attenzione. La cosa assurda è che si decreti un fallimento non tanto per i debiti, ma per i troppi crediti che non è stato possibile esigere! Il sistema fa acqua da tutte le parti - ha continuato il sacerdote con bordate a tutto spiano - il regolamento regionale mette in pericolo la vita delle strutture, distrugge il welfare, fa morire le realtà socioassistenizali perchè la sua vera ratio è quella di togliere i pazienti dagli istituti. Ci stanno già riuscendo con la regola della compartecipazione alle spese: le famiglie si rifuitano di pagare gli arretrati e tengono i poveri disabili chiusi in casa. E poi c'è il comune di Catanzaro - ha detto ancora Puglisi - prima c'era l'alibi del personale mancante; poi ne hanno assunto tanto; ma ancora oggi funzionario e addetti non hanno mai tempo, ci sono mille disservizi e tutto è paralizzato. Per pagare una fattura ancora decine di telefonate ma il senso è che "paghiamo quando vogliamo noi". Ancora l'altro giorno ulteriori richieste di carte. Basta! Si può morire anche di troppi crediti. Sono qui da trent'anni - ha concluso padre Puglisi - ed ho imparato che i calabresi si lamentano ma pochi sanno ribellarsi per ribaltare la situazione: è tempo di svegliarsi e muoversi».
Sono seguiti gli interventi di Beppe Apostoliti, Luciana Corea e Rosaria Panarello.